Argomento caldo di questi giorni, la riforma del sistema di reclutamento e formazione dei docenti proposta da Bianchi è destinata a fare discutere fino alla sua effettiva entrata in funzione. La riforma prevede un rapporto diretto tra le attività formative intraprese dal docente e la progressione stipendiale della sua carriera.
Riforma reclutamento e formazione: Quali percorsi formativi per i docenti
Parziale dietrofront rispetto alla prima versione della bozza proposta, che legava integralmente gli scatti di stipendio alla formazione dei docenti. Nella sua ultima versione a essere pagate sarebbero solo, una tantum, le ore svolte in più e solo in caso di promozione. Due le tipologie di percorsi formativi per docenti che sarebbero contemporaneamente attivi dopo la riforma:
- Il primo si svolge durante l'orario lavorativo e avrà come tema le competenze digitali. È un percorso obbligatorio, legato alla legge 107 della "Buona Scuola";
- Il secondo è la novità introdotta dalla riforma, collegata appunto agli incentivi salariali rivolti agli insegnanti.
Questo secondo tipo di percorsi viene inquadrato dalla riforma come una "Scuola di alta formazione" la cui gestione dovrebbe essere compito di Invalsi e Indire, che si occuperanno anche di:
- Formazione iniziale dei docenti;
- Accreditamento degli enti;
- Adozione di linee di indirizzo relative ai contenuti.
La partecipazione a questi percorsi formativi sarà obbligatoria per i docenti neoassunti e volontaria per i docenti già di ruolo. La loro durata sarà triennale, con svolgimento previsto in una finestra oraria extra rispetto all'orario di lavoro regolare.
In particolare sono previste:
- 15 ore in più all'anno per i docenti di scuola dell'infanzia/primaria;
- 30 ore in più all'anno per i docenti delle scuole secondarie di entrambi i gradi.
Quali sono gli argomenti dei corsi di formazione per docenti
I percorsi formativi introdotti dalla riforma del ministro Bianchi andranno a coprire vari argomenti, direttamente connessi alle competenze necessarie per svolgere con successo il mestiere dell'insegnante. Tra questi:
- Aggiornamento sulle competenze metodologiche/pedagogiche e sulle nuove tecnologia utili in ambito didattico;
- Contributo attivo a migliorare l'offerta formativa;
- Approfondimento di contenuti riguardanti la disciplina di insegnamento, le tecniche di progettazione, partecipazione a bandi nazionali e/o europei, governance scolastica, inclusione e sostegno ad alunni disabili, leadership educativa, formazione, valutazione, didattica digitale ed altro.
Percorsi formativi incentivanti. Aumento di stipendi e valutazione
Il 50% dei partecipanti a questi cosiddetti percorsi incentivanti avrà diritto ad una retribuzione supplementare. L'erogazione è prevista dopo 3 anni previo superamento di prove a metà percorso e alla fine dello stesso.
La valutazione è delegata alle scuole, tramite un apposito comitato per la valutazione.
I fondi destinati agli incentivi sono due e non cumulabili tra di loro:
- Fondi stanziati dal Ministero dell'Istruzione, conseguenti ad una contrattazione sindacale;
- Fondi d'istituto dedicati alle attività formative.
Gli incentivi stipendiali non sono legati solo alle attività di formazione triennale, ma anche ad altre tipologie. Tra queste, attività di progettazione, mentoring e coaching. Queste attività vanno considerate come parte integrante del percorso formativo, ma vanno svolte in aggiunta rispetto alle 15/30 ore previste per la formazione.
Premi salariali a valutazione forfettaria
Nessuna informazione precisa riguardo l'ammontare dei premi salariali. Nella bozza di riforma si parla di una valutazione forfettaria rispetto all'impegno dei docenti. Nessuna indicazione nemmeno sui criteri di utilizzo dei fondi di istituto o sulle cifre che il Ministero metterà a disposizione per gli aumenti.
Immaginando che tutto rimanga come da proposta, si dovrebbe iniziare dall'anno scolastico 2023/24, di conseguenza il primo triennio di formazione si concluderebbe nel 2027, con l'erogazione dei primi premi ai docenti.