Come avevamo anticipato a inizio novembre, la maggioranza di destra-centro si è mossa sul fronte dell'autonomia differenziata per le regioni. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha presentato alle regioni la bozza di DDL "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione". Vediamo nello specifico di cosa si tratta e quali saranno le ricadute per la scuola pubblica, in un assetto che punta all'autonomia regionale.
Cos'è l'autonomia differenziata
Il concetto di autonomia differenziata, di cui tanto si sta parlando in questi giorni, deriva dall'art. 116, comma 3, della Costituzione. In particolare, si tratta di un comma aggiunto alla carta costituzionale dalla riforma del 2001. Se i primi due commi parlano delle regioni a statuto speciale e delle due province autonome di Trento e Bolzano, il terzo comma recita:
"Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia [...] possono essere attribuite ad altre regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti"
Di fatto, il comma 3 dell'art. 116 della Costituzione ammette la possibilità di una maggiore autonomia che si basi su accordi presi fra lo Stato e la regione interessata. In breve, una vera e propria autonomia differenziata. Per 17 anni il Parlamento non ha mai approvato una legge di questo tipo anche se già - nel 2018 - il Governo Gentiloni aveva sentito le richieste in merito di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Con la bozza di DDL presentata dal Ministro Calderoli, invece, il Governo Meloni vuole agire proprio sulla questione di un'autonomia differenziata per le regioni.
Autonomia differenziata: cosa dice la bozza di DDL presentata da Calderoli
I nove articoli della bozza presentata da Calderoli chiariscono in quali modalità e quali campi riguarda l'autonomia differenziata del Governo Meloni. Nello specifico, l'art. 2 rimanda qualsiasi processo di richiesta di autonomia differenziata ai singoli statuti regionali. Non c'è invece alcuna menzione di eventuali criteri tecnici di tipo economico o amministrativo. Inoltre, se la Costituzione rimarca che l'approvazione avverrà in base all'intesa fra Stato e Regione interessata, la bozza di DDL chiarisce che il Parlamento potrà soltanto approvare l'intesa ma non cambiarne i contenuti.
Un tema molto importante riguarda quello dei finanziamenti, che sono in capo allo Stato per le competenze trasferite. Inoltre, al momento dell'approvazione della legge - l'accordo iniziale prevede un finanziamento che si basa sulla spesa storica per ciascuna competenza trasferita alla Regione. Infine, non viene indicata alcuna durata delle intese riguardanti l'autonomia differenziata. L'art. 6 afferma che essa può essere indicata nel contesto dei singoli accordi, ma non c'è alcun obbligo. Come peraltro non è presente alcuna clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale che permetta un recesso unilaterale dello Stato dall'intesa.
Istruzione, salute e ambiente, ma non solo: cosa riguarda l'autonomia differenziata
Le competenze che possono essere trasferite dallo Stato alla Regione che richiede l'autonomia differenziata sono trattate dall'art. 117 della Costituzione.
Al secondo comma abbiamo:
- organizzazione della giustizia di pace;
- norme generali sull'istruzione;
- tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
Al terzo comma abbiamo invece:
- rapporti internazionali e con l'Unione Europea delle Regioni;
- commercio con l'estero;
- tutela e sicurezza del lavoro;
- istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
- professioni;
- ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi;
- tutela della salute;
- alimentazione;
- ordinamento sportivo;
- protezione civile;
- governo del territorio;
- porti e aeroporti civili;
- grandi reti di trasporto e di navigazione;
- ordinamento della comunicazione;
- produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia;
- previdenza complementare e integrativa;
- coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
- valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
- casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
- enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Sgangherata bozza di disegno di legge: la polemica del Governatore De Luca
Da un lato, il Ministro Calderoli ha avviato i confronti con le regioni e presentato la bozza di DDL sull'autonomia differenziata. Dall'altro lato, non sono tardate le prime voci di dissenso, fra cui quella del Governatore della Campania Vincenzo De Luca.
Queste le sue parole:
"Intanto, provo una profonda commozione per il fatto che un ministro per le Riforme si accorga, dopo 4 anni, che fra le regioni che chiedono un confronto con il Governo sull'autonomia c'è anche la Campania. Si sono fatte riunioni con tre regioni, con la Campania mai. Bene così."
Per De Luca, che richiama una proposta della Campania datata 2019, ogni proposta di autonomia regionale non può prescindere da una difesa rigorosa dell'unità nazionale, a cominciare dal tema della scuola e da quello della sanità.
In particolare, il Governatore sostiene la necessità di:
- mantenimento di programmi scolastici di competenza nazionale;
- contratti nazionali e non regionali per il personale scolastico;
- decisioni regionali sulla formazione professionale in relazione ai sistemi produttivi locali;
- nessun contratto integrativo regionale per il personale sanitario;
- vigilanza e competenza nazionale per le valutazioni scientifiche e le conseguenti norme sanitarie;
- applicazione rigorosa di criteri equi aggiornati per il riparto del fondo sanitario nazionale;
- definizione prioritaria del LEP e conseguente superamento della spesa storica.
Tutte richieste, queste, che la bozza di DDL presentata da Calderoli sceglie di non trattare.
D'altronde, anche lo stesso Governo Meloni non può dirsi unanime nel suo supporto all'autonomia differenziata. Se le spinte leghiste sono sempre andate nella direzione delle autonomie, il DNA di Fratelli d'Italia ha da sempre scelto un'altra strada. Lo conferma il Ministro Lollobrigida, secondo cui l'autonomia differenziata deve viaggiare insieme a una ridefinizione dei poteri legislativi di Roma capitale e al presidenzialismo.
Insomma, la riforma di Calderoli è praticabile solo in quanto parte di un quadro più ampio.
Pronti allo sciopero se l'autonomia differenziata riguarderà la scuola: la posizione dei sindacati
Come abbiamo visto nell'esame delle competenze trasferibili dallo Stato alle Regioni, una di queste è relativa all'istruzione. Diversi sindacati della scuola si sono espressi sulla questione. In particolare, FLC CGIL si è detta pronta allo sciopero se l'autonomia differenziata dovesse riguardare anche la scuola.
Francesco Sinopoli, segretario generale, commenta così la bozza di DDL:
"Se la proposta di autonomia differenziata dovesse coinvolgere anche il mondo della scuola, non c'è alcun dubbio che proporremo uno sciopero e attiveremo tutte le forme di mobilitazione."
Al netto delle eventuali opportunità dell'autonomia differenziata, il problema riguarda la natura di una scuola pubblica e nazionale. Il rischio, ricorda FLC CGIL, è quello di aumentare le disuguaglianze fra le regioni e quindi lasciare quelle più deboli in una situazione peggiore. Lavorare su una regionalizzazione della scuola sarebbe quindi una scelta sbagliata. Al contrario, sarebbe necessario agire sul costante disinvestimento nella scuola a livello nazionale.
Una legge costituzionale di iniziativa popolare contro l'autonomia differenziata
Nel 2019 il Governo ha siglato un accordo che escludeva l'istruzione dai processi di autonomia differenziata. Nonostante ciò, il rischio che la legge riguardi anche la scuola è confermato anche dalla bozza di DDL presentata dal Ministro Calderoli. Per questa ragione, FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Gilda e SNALS hanno iniziato - insieme al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale - una raccolta firme per una legge costituzionale di iniziativa popolare.
L'obiettivo è quello di rendere più difficile la richiesta di autonomia differenziata da parte delle Regioni. Essa infatti potrà essere concessa soltanto se giustificata dalle specificità del territorio, Inoltre, si esclude che una generica Legge nazionale lasci campo libero alle intese fra Stato e Regioni.
Quale che sia il reale intento del Governo Meloni e del Ministro Calderoli, i prossimi mesi vedranno diverse polemiche con i sindacati fra:
- fondi promessi da Valditara per il CCNL;
- parte normativa del contratto scuola;
- autonomia differenziata.
Da una parte, c'è una maggioranza in grado di approvare il disegno di legge pur nelle sue diversità politiche. Dall'altra, un settore scolastico che rappresenta il vero banco di prova delle disuguaglianze del Paese, sul quale è necessario agire in fretta e, soprattutto, bene.