A margine delle discussioni su crisi di governo, mancato rinnovo del contratto e futuro della scuola, non si fermano le polemiche sul carico di lavoro e sulla retribuzione dei docenti. In fondo, non manchiamo di ricordarlo, si sta parlando di individui e professionisti il cui ruolo nell'istruzione pubblica è spesso soggetto a precarietà.
Nello specifico, le polemiche si concentrano sulla materiale impossibilità di continuare la contrattazione per il rinnovo e sulle conseguenze di una vera e propria "guerra fra poveri".
Contratto scaduto da 44 mesi e aumento irrisorio: le sfide del nuovo governo
Entrato nel vivo della contrattazione con l'ARAN, il contratto scuola del triennio 2019-2021 è tecnicamente già scaduto da 44 mesi. Dal gennaio di quest'anno, infatti, sarebbe già dovuto entrare in vigore il CCNL 2022-2024.
Così non è stato, come sappiamo, e allo stesso tempo non ci sono grandi prospettive per il confronto governo-sindacati sul rinnovo del contratto precedente.
La crisi di governo ha trasformato il rischio di rinvii in una vera e propria certezza. Allo stesso tempo, il rimando dei sindacati alla prossima legge di bilancio dovrà anche mettere in conto il confronto con la nuova maggioranza che emergerà dalle elezioni del 25 settembre.
Le risorse economiche attualmente disponibili per il rinnovo contrattuale sono state stanziate in tre leggi di bilancio, ma l'entità complessiva consente un aumento medio del 3,78%, circa 87 euro lordi mensili.
Compito del nuovo governo sarà anche quello di trovare risorse che permettano di raggiungere l'aumento a tre cifre auspicato dai sindacati.
Formazione obbligatoria e nuovo reclutamento: le storture del sistema
Se da un lato la trattativa rischia di non andare più avanti, dall'altro la figura del docente vede un aumento della formazione obbligatoria fuori dall'orario di lavoro. Con la Legge di Bilancio 2021, il Ministero dell'Istruzione ha introdotto la formazione obbligatoria degli insegnanti non specializzati sul sostegno con alunni disabili in classe.
Un percorso di questo tipo è finalizzato all'inclusione degli alunni con disabilità e richiede un impegno complessivo di 25 ore, che però possono essere svolte nelle 40 ore di attività collegiali previste dal CCNL.
Ma non si tratta soltanto di questo. I sindacati lamentano da mesi che la nuova formazione obbligatoria prevista dalla riforma del reclutamento dei docenti vada stabilita in sede di contrattazione.
Così non è stato: sullo sfondo del mancato rinnovo del CCNL e del nuovo reclutamento i docenti rimangono una categoria dimenticata dalle politiche dei governi.
Pagare gli insegnanti della primaria come quelli delle superiori: la polemica
Oltre alla formazione, un altro dei temi che spesso ritornano riguarda la differenza nella retribuzione fra insegnanti della scuola primaria e insegnanti della scuola superiore.
Come sostiene Mila Spicola - insegnante, pedagogista e scrittrice - su Twitter:
"Fossi un leader progressista proporrei l'equiparazione degli stipendi delle maestre a quelli dei colleghi delle superiori. Lavorano più ore e con compiti parimenti se non più impegnativi. E cominciamo a scalfire un po' dello snobismo intellettuale gerarchico di eredità fascista."La questione è di quelle che scaldano gli animi e portano, a seconda delle posizioni, a creare una vera e propria guerra fra poveri oppure a invocare aumenti generalizzati nelle retribuzioni.
Innanzitutto, dobbiamo dire che - da leader progressista - sarebbe necessario anche non cadere nelle convenzioni (non solo) linguistiche secondo cui gli insegnanti della scuola primaria siano tutte "maestre", mentre quelli delle superiori siano "colleghi".
Al netto della notazione linguistica, com'era prevedibile la posizione di Spicola ha generato un dibattito fra docenti. Queste le principali posizioni:
- alcuni pongono l'attenzione sul fatto che ogni ordine e grado ha le sue sfide e le sue complessità;
- altri sostengono che sarebbe meglio equiparare le retribuzioni di tutti gli insegnanti, se non portarle ai livelli dei professori universitari;
- infine, molti si chiedono perché i docenti non vengano pagati in base a competenze, merito e titoli.
Il dibattito è tanto più aspro quanto immobile è il quadro sul rinnovo del CCNL scuola 2019-2021. Come abbiamo rilevato nei paragrafi precedenti, la crisi di governo ha di fatto stoppato una trattativa che già andava a rilento.
Sullo sfondo, ci sono la nuova maggioranza e la legge di bilancio del prossimo anno, per la quale sarà anche necessario trovare nuove risorse. Nella speranza di poter aumentare - seppur di poco - i fondi per un contratto già scaduto.