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Il dimensionamento scolastico divide ancora le Regioni e il Governo. Valditara difende il provvedimento, ma sempre più presidenti di regione insorgono. it-IT Editoriale 2023-02-20T12:56:10+01:00
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Dimensionamento scolastico: Regioni e Governo allo scontro

Il dimensionamento scolastico divide ancora le Regioni e il Governo. Valditara difende il provvedimento, ma sempre più presidenti di regione insorgono.

Redazione Universo Scuola
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Il dimensionamento scolastico continua ad essere causa di tensioni tra il Governo e le Regioni. Il provvedimento, supportato con decisione dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, non viene ben visto da molti presidenti regionali.

Autonomia differenziata e dimensionamento scolastico, entrambe novità presentate nell'ultima legge di Bilancio, non vanno infatti giù a molte regioni. Specie al Sud si teme un peggioramento delle condizioni generali della scuola.

Dimensionamento scolastico : cosa prevede la norma inserita nella manovra di bilancio 2023

La riforma sul dimensionamento scolastica prevede dei tagli di sedi e organici con effetto a partire dall'anno scolastico 2024/25.

Per procedere con la messa in atto della riforma, bisogna prima che il ministro dell'Istruzione e del Merito e il ministro dell'Economia e delle Finanze si riuniscano in Conferenza unificata per stabilire i criteri di definizione del contingente organico di Ds e Dsga e la rispettiva distribuzione regionale. I criteri devono essere stabiliti entro il 31 maggio dell'anno solare precedente rispetto l'anno scolastico interessato.

Valditara e Frassinetti rassicurano sulla bontà del provvedimento

Paola Frassinetti, sottosegretaria all'Istruzione, ha più volte rassicurato riguardo la bontà del dimensionamento scolastico. Non è infatti da considerare una chiusura di plessi scolastici e nemmeno un danno all'attuale dotazione organica di Ds e Dsga.

L'obiettivo del dimensionamento è infatti stabilire dei parametri riguardanti le autonomie scolastiche, basati sull'effettiva popolazione studentesca regionale piuttosto che sul numero di alunni per singolo istituto. Secondo Frassinetti, questa riforma:
"Consentirà alle regioni di procedere in piena autonomia a una pianificazione, a livello locale, adeguata alle esigenze del territorio e, contestualmente, al Ministero di programmare un piano di assunzioni sulla base dell'effettivo fabbisogno, tenuto conto del personale attualmente in servizio e della stima delle cessazioni per i prossimi anni."Scopo ulteriore del dimensionamento scolastico è l'abbattimento delle reggenze, che porta alla condivisione di DSGA tra più scuole. Il risultato finale sarebbe dunque una migliorata efficienza amministrativa e gestionale, in linea con il calo demografico della popolazione scolastica.

Fa eco Valditara, che ricorda come il parametro di 900/1000 studenti non è da intendersi come soglia per l'autonomia delle scuole, ma solo come riferimento per la determinazione dei dirigenti scolastici a livello regionale.

Le Regioni non ci stanno. Bonaccini contro Valditara

Dimensionamento scolastico e autonomia differenziata sono riforme che non piacciono a molti presidenti di Regione, al Sud ma non solo. I provvedimenti sono pensati per fronteggiare il calo demografico scolastico: si prevede infatti che nell'arco di 10 anni gli studenti caleranno da oltre 8 milioni a meno di 7 milioni.

Per molte Regioni non è comunque il modo giusto di procedere. La prima a insorgere è stata la Campania, con il battagliero Vincenzo de Luca che ha prontamente annunciato il ricorso alla Corte costituzionale. La Puglia ha subito fatto lo stesso e di seguito anche la Toscana.

A quanto pare l'Emilia Romagna seguirà lo stesso iter. Il presidente Stefano Bonaccini ha infatti annunciato che per la prima volta in 8 anni impugnerà il provvedimento davanti alla Corte costituzionale. Il rischio, puntualizza il candidato alla presidenza del PD, è quello di accentuare il fenomeno delle classi pollaio e avere ancora meno soldi per la scuola.

Eppure secondo Valditara, il dimensionamento scolastico non solo è un vantaggio per le Regioni, che possono pianificare meglio in base alle esigenze del territorio, ma è anche una strada obbligata. Il provvedimento osserva infatti i vincoli previsti dall'Ue per l'attuazione del PNRR e, conclude Valditara, "Non si può essere europeisti a corrente alternata".

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