L’anno scolastico 2023/24 è alle porte e ci si appresta ad assistere all’ennesimo rimpasto dell’organico dei docenti di sostegno. Addirittura la metà degli insegnanti cambierà infatti sede di lavoro, compromettendo la continuità didattica.
Saranno infatti addirittura 171.000 gli studenti con disabilità che avranno un nuovo docente di sostegno. Un dato che preoccupa molto varie associazioni di supporto, a causa del disagio provocato agli studenti e alle loro famiglie.
I dati del ministero: la situazione dei docenti di sostegno
Gli insegnanti di sostegno rappresentano un’importante fetta del corpo docenti italiano. Secondo i dati relativi all’a.s. 2020/21, la percentuale sul totale dei docenti, ripartita per regioni, era la seguente:
- 18.3% Nord Ovest;
- 23,9% Nord Est;
- 22,9% Centro;
- 15,9% Sud.
I docenti di sostegno erano dunque 184.405 a cui si sommavano altri 723.524 colleghi su posto comune, per un totale di 907.929 insegnanti. Considerando invece la distribuzione per grado di istruzione, le percentuali erano le seguenti:
- 19,2% Scuola dell’infanzia;
- 22,4% Scuola primaria;
- 22,3% Scuola secondaria di I grado;
- 15,1% Scuola secondaria di II grado.
Se negli ultimi anni l’importanza dei docenti di sostegno è aumentata, e con essa il loro numero (si è passati dal 8,6% di inizio 2000 al 20,3% dell’a.s. 2020/21), non è però migliorata la situazione relativa alla loro contrattualizzazione. Sui 184.405 docenti citati, ben 103.733 avevano un contratto a tempo determinato. 60.000 sono inoltre i contratti su posti in deroga a scadenza il 30 giugno, che interessavano precari a volte nemmeno in possesso del titolo di specializzazione.
A 3 anni distanza poco è cambiato. I professori di sostegno continuano a cambiare scuola di anno in anno, rendendo ulteriormente difficoltoso il percorso scolastico degli studenti con disabilità che si trovano ogni anno a lavorare con un docente diverso e magari anche scarsamente preparato.
La preoccupazione delle associazioni per l’autismo e dei sindacati
La situazione dei docenti di sostegno è attenzionata da varie associazioni per l’autismo. Andrea Laurenzi, referente del coordinamento toscano delle associazioni per l’autismo e presidente di Arezzo Autismo ha scritto direttamente al ministro Valditara. Il suo scopo è quello di farsi portavoce del disagio di tante famiglie all’interno delle quali sono presenti figli autistici o con disabilità intellettive. Di seguito un breve estratto:
“In questi anni sono intervenute più volte norme, delibere, indicazioni di legge, purtroppo quasi sempre disattese. Considerato che, secondo il focus ministeriale nell’anno scolastico 2022-23, nelle scuole statali gli alunni con disabilità erano 290.000, questo ci dice che più di 171 mila sono quelli privati della continuità didattica. Non garantire continuità didattica agli alunni disabili è una decisione grave; la continuità educativa nel processo di integrazione degli alunni portatori di handicap è uno di quei diritti garantiti dalla costituzione e non rispettati”. “Questa lettera aperta a lei rappresenta soprattutto un accorato appello al dialogo e all’ascolto delle famiglie che vivono quotidianamente questa situazione”
A Laurenzi fanno eco i sindacati. Marcello Pacifico di Anief ha denunciato che il 50% dei docenti di sostegno sono precari e non specializzati, una situazione che per l’appunto mina gravemente la continuità didattica degli studenti con disabilità. La soluzione richiesta è la riconduzione dei posti in deroga all’organico di diritto e l’obbligo di specializzazione per i docenti che vogliono frequentare i tirocini formativi.
Il ministro Valditara aveva parlato di riforma del sostegno, ma al momento nulla di concreto è stato fatto, nonostante i buoni propositi. Non rimane dunque che attendere.
La testimonianza di un padre: 17 professori di sostegno in 14 anni
Quando si dice che uno studente con disabilità riparte ogni anno da 0, non si esagera. La testimonianza di un padre, raccontata al Corriere Fiorentino, è un esempio emblematico che fa ben capire la portata del problema.
La figlia affetta da autismo ha infatti cambiato 17 insegnanti in 14 anni: quattro solamente alla scuola dell’infanzia e uno all’anno fino alla fine delle medie. Inoltre ogni volta, a causa dei ritardi nelle nomine, il docente assegnato prende servizio a novembre, facendo perdere alla ragazza tempo utile.
Nemmeno la copertura delle ore è totale, richiedendo uno sforzo economico extra al Comune e alla famiglia, per coprire il surplus tramite cooperative esterne. Il docente di sostegno non copre tra l’altro tutte le ore, riducendo la frequenza della studentessa. La testimonianza fa comprendere davvero la gravità della situazione. La continuità didattica è infatti un fattore fondamentale per ogni studente, figurarsi per i ragazzi con BES e DSA che richiedono attenzioni particolari, specialmente durante i primi anni di scuola e nei casi con minore autonomia.