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Continua la polemica sui docenti specializzati sul sostegno all'estero: per Faraone e Iosa l'inclusività non si ottiene in Paesi che hanno ancora le scuole speciali. E il Ministero cosa propone? it-IT Editoriale 2023-04-06T12:09:08+02:00
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Docenti specializzati all'estero, parla Faraone: l'inclusività non si ottiene in Paesi che hanno ancora le scuole speciali

Continua la polemica sui docenti specializzati sul sostegno all'estero: per Faraone e Iosa l'inclusività non si ottiene in Paesi che hanno ancora le scuole speciali. E il Ministero cosa propone?

Redazione Universo Scuola
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La polemica sulle abilitazioni e le specializzazioni conseguite all'estero prosegue ormai da settimane. Fra i continui cambiamenti di approccio da parte del Ministero, e la spaccatura fra i sindacati della scuola, il dibattito ora si sposta dentro e fuori la politica.

A intervenire sono il presidente della Fondazione Italiana Autismo Davide Faraone e l'ex responsabile dell'Osservatorio Nazionale dell'Handicap Raffaele Iosa. Non proprio gli ultimi arrivati.

Specializzazioni rilasciate da paesi dove non esiste la scuola inclusiva: l'accusa di Faraone

Ex esponente del PD siciliano e oggi deputato del Terzo Polo, Davide Faraone è anche il presidente della Fondazione Italiana Autismo.

In una sua recente dichiarazione, Faraone innanzitutto osserva che:
"il nostro Paese è tra i pochi al mondo che prevedono un insegnante di sostegno che è un docente della sua disciplina che decide di specializzarsi anche per il sostegno, studiando per farlo. È un punto d'orgoglio e un indicatore di qualità che dobbiamo difendere."Stando così le cose, per il deputato di Azione Italia Viva è inaccettabile tollerare scorciatoie per svolgere una professione così delicata. La specializzazione sul sostegno conseguita all'estero è quindi vista come una scorciatoia. Si tratta di una lettura che, benché in apparenza non lasci scampo al confronto, è spesso suffragata dalla polemica nata da un servizio di Striscia la Notizia.

Per Faraone, il punto non è quello di negare il riconoscimento del titolo estero, ma di accelerare le verifiche ministeriali che spesso vanno oltre i tempi previsti dalla normativa. Anche a voler dare per buone le specializzazioni sul sostegno conseguite all'estero, dice il deputato,
"per diventare insegnanti di sostegno ci si dovrebbe formare nei paesi in cui esiste la scuola inclusiva, non le "scuole speciali" per le persone con disabilità. Non sono buoni maestri. Questo titolo troppo spesso è rilasciato da paesi dove l'attenzione alla didattica inclusiva non è la stessa che da noi"

La specializzazione all'estero danneggia l'inclusione: le parole di Raffaele Iosa

Ugualmente critica è la posizione di Raffaele Iosa, che per anni è stato dirigente tecnico del Ministero e responsabile dell'Osservatorio nazionale dell'handicap.

Nel fotografare la situazione dei docenti di sostegno in Italia, Iosa rileva che i processi di inclusione nella scuola italiana sono costantemente in crisi a causa del ridotto numero di docenti specializzati. Senza peraltro contare la scarsa competenza professionale dei docenti curricolari. E aggiunge:
"È evidente che, in questa situazione, immettere nel sistema insegnanti specializzati in paesi europei dove per gli alunni con disabilità esistono solo le scuole speciali vorrebbe dire accentuare ulteriormente tante difficoltà dell'inclusione."Il quadro è abbastanza chiaro. In una situazione che è già in crisi, scegliere la via più facile può solo peggiorare le cose. Un'operazione del genere, per Iosa, rischia di alimentare la separatezza che spesso si percepisce nel momento in cui si parla di "insegnante dell'alunno autistico" o "aula di sostegno".

L'inclusione, quella vera, è altra cosa.

Docenti inseriti in coda alle GPS sostegno prima fascia: l'idea di Valditara

A oggi, l'ultima proposta di modifica dell'ordinanza sulle supplenze nei riguardi dei docenti specializzati all'estero riguarda il loro inserimento in coda nelle GPS sostegno prima fascia.

Se l'idea di inserirli a pettine era stata accolta favorevolmente da ANIEF, e da nessun altro sindacato, in un certo senso i ruoli sono adesso invertiti.

Assistendo ai continui dietrofront di Valditara, tuttavia, sembra che il Ministero stia ammettendo di non riuscire a verificare i titoli conseguiti all'estero nei tempi previsti. Una vera e propria, per quanto nascosta, ammissione di fallimento.

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