Continuano le polemiche fra Governo e Regioni sulla questione del dimensionamento scolastico, previsto dalla legge di bilancio 2023. Già diverse regioni hanno espresso non soltanto contrarietà alla riforma, ma hanno anche presentato ricorso alla Corte Costituzionale.
Al coro delle critiche si aggiunge anche la Sardegna, secondo cui la nuova legge non tiene conto delle peculiarità e problematiche del territorio. Facciamo il punto della situazione.
Media di 900 alunni per imposizione dell'Europa: il nuovo dimensionamento scolastico
Stando alla lettura del Governo, il dimensionamento scolastico è giustificato dal decremento delle nascite, che ha portato a una diminuzione di 100 mila iscritti all'anno. Le Regioni dovranno rispettare la media di 900 studenti per istituzione scolastica, con il numero di queste ultime che sarà deciso in base agli iscritti per ciascun anno scolastico.
Da questo punto di vista, potranno quindi esserci scuole autonome che non andranno oltre i 400 iscritti. Allo stesso tempo, la Regione dovrà compensare con la creazione di un'istituzione di 1400 iscritti.
Come si vede, a comandare è esclusivamente il dato numerico.
La scelta del Governo Meloni sul dimensionamento scolastico, ossia la media di 900 alunni, sembra essere il risultato di un'imposizione dell'Unione Europea. In pratica, un requisito da rispettare per ricevere i fondi del PNRR da spendere sull'istruzione.
Tagliano le scuole e scaricano la responsabilità sulle Regioni: la posizione della Toscana
Al momento, a rivolgersi alla Corte Costituzionale sono state quattro regioni: Puglia, Campania, Toscana ed Emilia Romagna. In particolare, la Toscana chiarisce come la decisione di ricorrere alla Consulta sia giustificata dal fatto che le norme sul dimensionamento ledono le competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica.
La riduzione dei Dirigenti Scolastici verrà decisa in modo unilaterale dallo Stato e senza alcun intervento possibile da parte della Regione.
Secondo Alessandra Nardini, assessora all'Istruzione della Regione Toscana, con il nuovo dimensionamento scolastico
"il Governo decide di tagliare autonomie scolastiche scaricando sulle Regioni la responsabilità di questa scelta. Non è certo questa la flessibilità di cui avremmo bisogno per tutelare alcune situazioni di particolare criticità, così alle Regioni non resta che decidere dove tagliare."Si tratta di una direzione contraria rispetto alla necessità di mantenere la scuola al centro dell'attenzione delle istituzioni a tutti i livelli.
Ignorate le nostre peculiarità: anche la Sardegna contraria al dimensionamento
Al coro di Regioni contrarie al dimensionamento scolastico si aggiunge anche la Sardegna. Per l'assessore all'Istruzione Andrea Biancareddu, in particolare, la situazione dell'isola è ancora più specifica rispetto ad altre.
La riforma sul numero degli alunni per istituzione scolastica autonoma è infatti:
"una legge di stampo fortemente centralista dove la Regione è chiamata ad applicare dati meramente algebrici ed è relegata a mera esecutrice di queste norme [...]. Non si può fare la riforma della scuola contando solo la popolazione e gli alunni"
Nel corso di una videoconferenza con il Ministro Valditara, Biancareddu ha poi spiegato come sia necessario un modello di organizzazione scolastica che tenga conto di:
- morfologia dell'isola;
- difficoltà di collegamento;
- tasso di dispersione;
- prove INVALSI.
Già oggi esistono in Sardegna autonomie scolastiche che raggruppano oltre 20 comuni diversi. Con il nuovo dimensionamento arriverebbero anche a 40 comuni con un unico Dirigente Scolastico. Non la migliore delle situazioni, tenendo a mente le finalità dell'istruzione e l'importanza di una dirigenza presente.
La speranza è quella di arrivare, insieme al Ministero, a una soluzione che tuteli il diritto allo studio dei ragazzi sardi e tenga conto delle peculiarità della Sardegna. Una deroga, insomma.
In alternativa, continua Biancareddu,
"ci sarebbero anche gli estremi per impugnare il decreto: si parla infatti di fattori perequativi come la densità demografica, i collegamenti, la presenza di piccole isole di minoranze linguistiche"
Al momento, pertanto, la giunta sarda non intende unirsi alle altre Regioni nel presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Ma non lo esclude, nel tentativo di raggiungere un accordo specifico con il Governo.
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