Non è raro che i dipendenti pubblici, e quindi anche il personale scolastico, debbano attendere anche diversi anni per ricevere la cosiddetta buonuscita. Si tratta di un orientamento INPS su cui si aspetta la decisione della Corte Costituzionale in arrivo il prossimo 9 maggio.
Facciamo il punto della situazione, con una particolare attenzione alla differenza fra TFR e TFS, utile per comprendere anche la posizione dell'INPS.
Trattamento di fine rapporto: cos'è il TFR e come si calcola
Il TFR, cioè il Trattamento di Fine Rapporto, è una prestazione economica a favore del lavoratore che cessa il rapporto di lavoro. Hanno diritto al TFR i dipendenti pubblici:
- assunti con contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000;
- assunti con contratto a tempo determinato in corso o successivo al 30 maggio 2000 e della durata minima di 15 giorni continuativi al mese;
- assunti con contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 e che aderiscono a un fondo di previdenza complementare.
In quest'ultimo caso, il passaggio dal TFS al TFR avviene in automatico. Il Trattamento di Fine Rapporto per i dipendenti pubblici viene calcolato accantonando, per ogni anno di servizio, una quota pari al 6,91% e le rivalutazioni relative.
Nel caso di frazione di anno, la quota iniziale è calcolata allo stesso modo ma viene ridotta in maniera proporzionale. Viene calcolata come mese intero se la frazione di mese è uguale o superiore a 15 giorni.
Trattamento di fine servizio: cos'è il TFS e come si calcola?
A differenza del TFR, il Trattamento di Fine Servizio o TFS è un trattamento riconosciuto soltanto ai dipendenti pubblici assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000. I due istituti sono simili soltanto nel nome e nella finalità ma presentano molte differenze, che sono relative soprattutto al calcolo dell'importo.
Infatti, il TFS viene calcolato soltanto sull'ultima retribuzione annua percepita dal dipendente. Nello specifico, si prende in considerazione l'80% di un dodicesimo dell'ultima retribuzione annua e la si moltiplica per gli anni di servizio. Detto questo, il Trattamento di Fine Servizio è molto più conveniente per il lavoratore pubblico rispetto al Trattamento di Fine Rapporto. Se quest'ultimo si calcola su tutte le retribuzioni annue, il primo valuta soltanto l'ultima retribuzione, ossia quella più alta.
Ritardo nei pagamenti della liquidazione: si attende la sentenza della Corte Costituzionale
La differenza fra TFR e TFS è proprio una delle ragioni addotte dagli avvocati INPS per giustificare il ritardo nei pagamenti dei TFS ai dipendenti pubblici. L'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale sostiene infatti che soltanto il TFR può essere soggetto alle regole in vigore per i lavoratori privati. In pratica, soltanto il TFR va pagato immediatamente, alla fine del rapporto di lavoro. Non così per il TFS, il cui ritardo nel pagamento può arrivare anche a 7 anni e non include rivalutazioni o interessi. Da questo punto di vista, si tratta di una tassa de facto sull'assegno versato al dipendente pubblico.
Per coloro che hanno presentato il ricorso, non ci sono invece differenze fra TFS e TFR, almeno per quanto riguarda le tempistiche nei pagamenti. A supporto di questa tesi, viene citata la sentenza n. 159/2019 della Corte Costituzionale. Inoltre, per la Consulta il differimento della liquidazione può essere giustificato soltanto per i dipendenti che lasciano in anticipo il lavoro, di certo non per chi va in pensione a 67 anni. Nel contesto della sentenza del 2019, la Corte Costituzionale aveva anche invitato il Parlamento a intervenire sulla questione. Ma non ci sono stati chiarimenti né normative specifiche in materia.
I dipendenti che hanno presentato ricorso, l'INPS e tutti i dipendenti pubblici assunti prima del 2001 attendono la decisione della Consulta del 9 maggio. Nella speranza che metta un punto al caos sui ritardi nei pagamenti del Trattamento di Fine Servizio.