Come abbiamo segnalato nell'articolo sul TFA sostegno VIII ciclo, resta ancora da chiarire una questione fondamentale per l'accesso ai percorsi di specializzazione. Si tratta di una norma, inserita nel testo sul nuovo reclutamento docenti, che nelle intenzioni avrebbe dovuto permettere ai precari con 3 anni di servizio la partecipazione al TFA sostegno.
Al momento, tuttavia, così non è: vediamo cosa è successo.
Serve l'abilitazione per l'accesso diretto al TFA sostegno? Il paradosso della nuova legge
L'approvazione del DL n. 36/2022 e la sua conversione nella Legge n. 79/2022 hanno cambiato le modalità di assunzione dei docenti.
Nell'attesa dei DPCM che definiscano le procedure concrete del nuovo reclutamento, resta ancora da sciogliere il nodo dell'accesso dei precari con 3 anni di servizio ai percorsi di specializzazione sul sostegno.
La norma era stata voluta dal responsabile scuola della Lega Mario Pittoni e prevedeva la possibilità di specializzarsi per i docenti:
"che abbiano prestato almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque su posto di sostegno nelle scuole del sistema nazionale di istruzione, ivi compresi le scuole paritarie e i percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni, e che siano in possesso dell'abilitazione all'insegnamento e del titolo di studio valido per l'insegnamento."Fin qui, l'intenzione della legge sembra abbastanza chiara, se non fosse per una congiunzione che - nel testo - abbiamo evidenziato in grassetto.
Errore materiale che si può risolvere facilmente: per Mario Pittoni non è colpa dei firmatari
Il testo originale dell'emendamento presentato da Pittoni presentava una "o". In questo modo, si sarebbe permesso ai docenti con 3 anni di servizio sul sostegno negli ultimi cinque di accedere al TFA sostegno senza dover sostenere le prove:
- se in possesso dell'abilitazione, oltre ai tre anni;
- in alternativa, se in possesso del titolo di studio valido per l'insegnamento, oltre ai tre anni.
Il responsabile scuola della Lega ha più volte ribadito come lo spirito della norma non sia quello presente nel testo della legge di conversione.
I docenti che vogliono accedere direttamente ai percorsi di specializzazione sul sostegno dovranno avere sia l'abilitazione sia il titolo di studio valido. Più che una corsia preferenziale per i precari, una conferma dell'attuale situazione.
Pittoni ha più volte ribadito che:
"per logica e continuità con la normativa precedente basterà il possesso "o" dell'abilitazione "o" del titolo di studio valido. La "e" presente nel testo attuale è frutto di una svista (non nostra) nella fase di trascrizione della proposta da noi presentata, che si configura quindi come semplice errore materiale."Che sia stata una svista, un errore materiale oppure una modifica consapevole, probabilmente non lo sapremo mai. Resta certo però che, stando così le cose, serve una modifica che riporti la norma al suo spirito iniziale.
Precari abbandonati con il TFA sostegno VIII ciclo alle porte: tocca al Ministero?
Al momento, quindi, i docenti che hanno tre anni di servizio sul sostegno negli ultimi cinque non possono accedere direttamente ai TFA sostegno, se non hanno anche l'abilitazione. Sulla questione si è espresso anche il presidente del MISoS, il Movimento Insegnanti di Sostegno Specializzati.
Secondo Ernesto Ciracì, infatti, l'attuale lettura della norma sarebbe limitante perché riferita esclusivamente
"agli attuali insegnanti di scienze della formazione primaria e i diplomati magistrale ante 2001/2002. Se invece quella congiunzione "e" diventasse "o", allora possiamo avere un accesso molto più ampio per la scuola di primo e secondo grado. Bisogna risolvere il nodo."E il problema sembra essere proprio questo. In attesa della pubblicazione del decreto ministeriale sul TFA sostegno VIII ciclo, nulla sembra puntare a una risoluzione del problema.
Sono passati mesi dall'approvazione del nuovo reclutamento docenti. Nel frattempo, è cambiato un governo ed è stata approvata la legge di bilancio 2023. Ancora un nulla di fatto. In aggiunta, non ci sono proposte di modifica né nel testo principale del decreto milleproroghe né negli emendamenti ammessi alla votazione in Senato. Il Ministero dell'Istruzione e del Merito dovrà risolvere la questione e farlo il prima possibile. I prossimi giorni vedranno la pubblicazione dell'atteso decreto, nel quale speriamo i precari non vengano nuovamente ignorati.