Dopo aver constatato che le condizioni per governare sono effettivamente venute a mancare, l'ormai ex premier Mario Draghi saluta e dà ufficialmente il via all'ennesima crisi di governo, prospettando un celere ritorno alle urne.
Inevitabilmente anche il mondo della scuola sarà coinvolto dal clima di incertezza che si respira nelle ultime ore. Bisogna infatti capire cosa accadrà a tutte le riforme pensate dal ministro Patrizio Bianchi.
Draghi in silenzio sulla scuola
Il presidente Draghi e i suoi ministri rimangono ufficialmente in carica per disbrigare gli affari correnti, ma l'esperienza di questo governo è da considerarsi ufficialmente conclusa, dopo il voltafaccia del Movimento 5 Stelle e la mancata fiducia da parte delle forze di centrodestra.
A fare rumore è, tra le altre cose, il quasi totale silenzio riguardo la scuola. Nel corso degli ultimi anni infatti, almeno a parole, la scuola è sempre stata al centro del progetto di governo e ci si sarebbe aspettati qualche direttiva in più.
Nel suo discorso di commiato, Draghi si è infatti soffermato sulla necessità di portare a termine diverse riforme per il bene dell'Italia: pensioni, fisco, corretta gestione dei fondi del PNRR e rinnovo dei contratti scaduti e non rinnovati. E la scuola?
Riforma e rinnovo del contratto a rischio
Poche le parole dedicate all'argomento istruzione. La scuola è infatti stata appena citata, inclusa tra i comparti che hanno recentemente chiesto al premier la sua permanenza al governo. A parte questo, nient'altro: nessun riferimento all'attuazione delle riforme o al rinnovo dei contratti.
Eppure non solo la scuola e tutto il suo personale sono stati riferimenti centrali in un periodo segnato da importanti sconvolgimenti quali la pandemia di Covid 19 o la guerra in Ucraina, ma sono anche in attesa di cambiamenti importanti sui quali nulla è stato detto.
Il settore scuola è infatti in attesa di sapere cosa ne sarà della riforma del sistema di formazione e reclutamento in virtù della legge 79/22 del 29 giugno conseguente al DL 36 del 30 aprile 2022. Nessuna novità anche sul rinnovo del contratto scuola 2019-2021 (anche se potrebbe essere incluso nel riferimento ai contratti da rinnovare) o sul potenziamento degli Its.
La scarsa chiarezza di intenti è preoccupante anche da un punto di vista prettamente economico. La scuola è infatti uno dei settori più interessati alla ripartizione dei fondi del Pnrr, in quanto destinataria di una cifra che supera i 15 miliardi di euro.
Come saranno spesi questi fondo adesso non è dato sapere e il silenzio del governo uscente non è passato inosservato. Marcello Pacifico, leader di Anief afferma infatti che si corre il rischio di iniziare il nuovo anno scolastico, per la terza volta consecutiva, in maniera completamente inadeguata. Ironico per quello che doveva essere uno dei cardini del progetto di governo.