Attesissimo era l'incontro tenutosi all'Aran in vista della discussione del Contratto scuola: esso, infatti, è stato il primo a seguire il grande sciopero dello scorso 30 maggio, il quale rivendicava appunto, tra le altre, delle condizioni economiche migliori per il personale scolastico. Tuttavia, pare che l'appuntamento non abbia incontrato le esigenze dei lavoratori unitisi sotto le varie sigle sindacali e si renderà pertanto necessario un nuovo incontro, probabilmente previsto per la seconda metà del mese.
L'INCREMENTO SALARIALE
Stando agli ultimi dati raccolti, con le attuali risorse economiche a disposizione (circa 2 miliardi di euro) il Ministero dell'Istruzione intende incrementare lo stipendio docente del 3,8 percentile, che equivarrebbe a 90 euro lordi: circa 50-55 euro netti in più in busta paga.
Vi è poi da considerare il cosiddetto elemento perequativo: con le risorse economiche ancora da quantificare sugli arretrati, verrebbero accreditati sullo stipendio ulteriori 11,50 euro previsti dal CCNL del biennio 2016-2018.
A tali risorse, però, occorre aggiungere sia il taglio cuneo fiscale, sia i 200 euro contro l'aumento dei prezzi previsti per il prossimo mese.
Diverso è il caso del personale ATA per il quale le risorse economiche sono stabilite a partire alla manovra del 2022. Per esso, secondo le prime stime sindacali, si arriverebbe ad un incremento massimo dello 0,55, cioè circa 10-12 euro in più.
LE REAZIONI DEI SINDACATI
Se dunque è vero che i 90 euro vengono considerati dal Ministero la base di partenza lorda, in vista del nuovo CCNL non si stima si andrà troppo lontani da questa soglia.
Ciò è ben risaputo dai sindacati i quali hanno replicato con toni non propriamente positivi. Marcello Pacifico di Anief, ad esempio, ha messo in evidenza l'incremento del caro vita - attestabile, secondo i recenti dati Istat, attorno al 6% soltanto nell'ultimo anno - e ha parlato, a tal proposito, di "un po' di ossigeno" da fornire ai dipendenti statali mediante gli incrementi salariali. Consapevole siano cifre "ben sotto la soglia di quelle attese", il presidente del sindacato mira però, come le altre sigle, a chiudere il contratto pur con le poche risorse a disposizione.
Dello stesso avviso è Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, secondo cui gli attuali stipendi scolastici non riescono neppure a coprire i tassi d'inflazione, arrivata al 7% per tutte le vicissitudini che stiamo vivendo in questo frangente storico. Lo stato, pertanto, secondo l'argomentazione da lui condotta, sarebbe in debito con i lavoratori del comparto scuola dal momento che ancora non gli riconosce quelle cifre che essi avrebbero già maturato nel corso del triennio 2019-2021.
Ciò è tuttavia quanto era già stato annunciato da tutti i sindacati, uniti, con un precedente comunicato stampa ed ora semplicemente ribadito:
"Quei soldi sono vecchi, stanziati da ben tre leggi di bilancio, riguardano un contratto scaduto da tre anni e cinque mesi; un docente senza anzianità avrà circa 60 euro lordi (50 netti). Inoltre l'atto di indirizzo arriva fuori tempo massimo"