Fra i temi che hanno animato il tavolo di discussione sul PNRR lo scorso martedì - 9 Novembre - non vi sono stati soltanto quelli legati al tema del rinnovo dei contratti e delle cifre da stanziarsi per il comparto scuola, ma anche le nuove procedure per l'accesso all'insegnamento.
La riforma in arrivo
È in arrivo la riforma contenente le nuove modalità per l'accesso all'insegnamento. Presentata nella giornata del 9 novembre dal ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, e dal ministro dell'università, Maria Cristina Messa, ai capigruppo di maggioranza delle commissioni di Camera e Senato, potrebbe adesso confluire nella nuova Legge di Bilancio. Il nuovo piano, nell'intenzione del ministero dell'istruzione, mira ad una maggiore efficacia della programmazione della formazione di nuovi insegnanti in vista del fabbisogno scolastico, con l'obiettivo di limitare il precariato che tanto affligge il sistema istruzione.
Piano di reclutamento: cosa spetta ai 24 CFU?
Da diversi anni ormai, per poter accedere ai concorsi, all'iscrizione alla seconda fascia GPS e sostenere le prove per il TFA sostegno, è necessario possedere i 24 CFU in materie antro-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche. Durante la conferenza stampa che ha seguito l'incontro di Governo, le parole del Ministro Bianchi sulla questione lasciano pensare ad un superamento dell'acquisizione degli stessi:
"Per quanto concerne la scuola primaria preciso che c'è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo puntando molto sulle competenze [...]. Ciò significa selezione basata non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio"
Quali saranno i nuovi criteri per l'abilitazione all'insegnamento?
Il Ministero dell'Istruzione pare abbia previsto - per quanti interessati all'insegnamento - l'acquisizione di 60 crediti utili all'interno del proprio percorso di studi. Si tratta di 60 CFU complessivi concernenti il settore pedagogico, di cui almeno 24 dovranno essere espletati all'interno di un tirocinio formativo presso un'istituzione scolastica. Soltanto in questo modo la laurea conseguita potrà avere valore abilitante.
Tale percorso universitario sarebbe dunque opzionale, perché praticabile soltanto per coloro siano interessati alla professione di insegnante; tuttavia, per questi ultimi, la strada non si esaurisce qui. L'obiettivo ministeriale nella corsa all'abbattimento del precariato scolastico, infatti, passa per un concorso su base annuale che terrà unicamente conto dei posti effettivamente disponibili, con precedente selezione basata su titoli e servizi.
Gli aspiranti insegnanti, pertanto, saranno chiamati a valutazione mediante la somministrazione di quesiti a risposta multipla. I vincitori, poi, saranno immessi in ruolo e svolgeranno un anno di prova al termine del quale spetta la valutazione e l'eventuale riconferma del ruolo.
