La data di rientro a scuola dopo la pausa per le feste natalizie si avvicina, ma continuano a esserci molte perplessità sull'effettiva possibilità di un ritorno tra i banchi in sicurezza.
Mentre infatti il governo sembra voler mantenere la sua linea, con un ritorno previsto il 10 gennaio, presidi e genitori, ma anche docenti e il resto del personale scolastico fanno sentire la loro voce con una petizione, chiedendo un rientro posticipato.
Potrebbe aiutare la terza dose di vaccino, il cosiddetto "Booster", la cui somministrazione è ora ufficialmente raccomandata a ragazzi e ragazze tra i 12 e i 15 anni.
Governo e medici concordi. Al via la terza dose per fascia età 12-15 anni
Il governo continua a spingere per il ritorno a scuola il 10 gennaio, ma gli stessi istituti lamentano l'impossibilità di garantire la giusta sicurezza. Una mano d'aiuto sembrerebbe arrivare dai medici e dal Ministero della Salute, che hanno ufficialmente raccomandato la somministrazione della terza dose per la fascia d'età 12-15 anni.
Proprio il ministero ha infatti pubblicato un testo dove viene fortemente consigliato il richiamo booster con una dose di vaccino Comirnaty- Pfizer/Biontech, seguendo le stesse tempistiche e modalità di prenotazione degli over 16: bisogna dunque che siano passati almeno quattro mesi dal ciclo primario.
Alcune regioni hanno dunque già attivato gli hub vaccinali dedicati, mentre altre sono pronte a partire dal 10 gennaio: tra le prime si ricorda il Lazio, con un servizio di prenotazione attivo dalla mezzanotte del 7 gennaio, mentre tra le seconde la Puglia ha già notificato la disponibilità a vaccinare dal prossimo lunedì (anche in farmaci e studi medici selezionati).
La speranza è quella di aumentare la protezione dei giovani al fine di raggiungere livelli di sicurezza maggiori negli ambienti scolastici e commisurati all'attuale situazione dei contagi
Il report governativo sui vaccini dice che ad oggi 3 milioni 600mila ragazzi dai 12 ai 19 anni, su un totale di 4 milioni 627mila hanno almeno una dose e3 milioni 400mila hanno invece completato il primo ciclo vaccinale (due dosi).
Le scuole chiedono la Dad e rinvio delle lezioni in presenza
In attesa dell'aumento delle terze dosi, la maggior parte delle scuole si schiera però contro il rientro in presenza il 10 gennaio. Circa 2000 presidi di tutta Italia hanno infatti firmato un appello rivolto al ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, chiedendo di non tornare in classe e attivare la didattica a distanza.
Come facilmente immaginabile la motivazione è legata all'estrema contagiosità della variante Omicron. Le scuole non sono inoltre pronte a fronteggiare l'emergenza, mancando adeguate misure richieste e non attivate, come ad esempio gli hub per compiere screening a tappeto.
È quindi scontro tra il governo, che ribadisce che si può e si deve tornare a scuola in sicurezza e i dirigenti scolastici, forti dell'appoggio anche di genitori, studenti, docenti e personale ATA. Prevale dunque un sentimento di delusione, conseguente alla scarsa considerazione che il governo sta mostrando nei confronti dell'opinione di chi la scuola la vive da dentro.
Non solo presidi. La petizione di docenti, personale ATA e genitori
Non sono solo i presidi dunque a mostrare dubbi sulla possibilità di un rientro a scuola in sicurezza. Docenti, genitori e personale ATA hanno infatti sottoscritto una petizione per ottenere lo slittamento del ritorno in presenza, adducendo in sintesi le seguenti motivazioni:
- Contagiosità di Omicron: La nuova variante è molto contagiosa e ha conseguenza spesso gravi anche su giovani;
- Inadeguatezza delle aule: In molte aule è impossibile garantire un sufficiente distanziamento;
- Problemi di aerazione: Non sempre nelle scuole si riesce ad effettuare un corretto ricambio d'aria. Di conseguenza il virus si potrebbe diffondere più facilmente nelle classi.
La scuola insomma sarebbe un ambiente che favorirebbe la diffusione del virus e, per quanto ci si augurasse di non dovervi più fare ricorso, un periodo di dad potrebbe da una parte garantire la prosecuzione dell'attività didattica e dall'altra evitare il rischio di nuovi focolai e quarantene (qui le nuove norme per la quarantena scolastica).