Il rapporto tra adolescenti e smartphone, ma più in generale con la tecnologia, è un argomento molto dibattuto. Perennemente connessi grazie ai loro cellulari, i nativi digitali hanno infatti un legame sempre più stretto e costante con i loro dispositivi elettronici. Anche la didattica fa uso ormai quotidiano della tecnologia: non è però anche questo un fattore che contribuisce a determinare la dipendenza dagli smartphone?
Ciò che è certo, è che l'evoluzione del fenomeno sta attirando sempre più l'attenzione dei governi, che studiano proposte di legge per normare l'utilizzo degli smartphone da parte di più giovane. Anche l'Italia ha avanzato una proposta di legge contro la "Nomofobia".
Cos'è la "Nomofobia"? Il rapporto tra adolescenti e smartphone è una vera e propria dipendenza
La nomofobia, crasi di "No Mobile Phone Phobia", è la paura di rimanere disconnessi dalla rete per troppo a lungo. È un disagio generazionale, tipico dei più giovani, abituati sin dalla tenera età ad utilizzare telefoni e tablet connessi a Internet.
L'eccessivo utilizzo di queste tecnologie ha chiaramente diversi effetti dannosi e, soprattutto, espone bambini e adolescenti ai pericoli della rete. La Nomofobia nasce proprio dalla paura che rimanendo fuori dalla rete ci si perda qualcosa di importante, e che non si possano avere contatti con le persone con cui ci si scambiano messaggi online.
Un ragazzo che usa troppo lo smartphone insomma si sentirebbe perso e incompleto da disconnesso. Eppure anche la scuola ormai sta abituando gli studenti a dover essere sempre connessi per studiare. Una contraddizione? Forse, ma anche un segno che forse il grande assente è rappresentato dall'educazione digitale, ancora troppo poca nelle scuole del nostro paese.
Le iniziative dei governi contro l'uso eccessivo di smartphone e social media
Sempre più Stati intanto stanno correndo ai ripari, proponendo restrizioni all'utilizzo di Internet e Social Media da parte dei più giovani. La Francia ad esempio sta valutando di vietare l'uso dei social ai minori di 15 anni, introducendo contestualmente controlli più precisi e stringenti. L'idea è quella di un passaporto digitale controllato da app in maniera simile a quanto già avviene con le banche online. La proposta ridurrebbe dunque la possibilità che i minori diventino dipendenti del web, finiscano su siti non adatti alla loro età o che diano - più o meno consapevolmente - i loro dati alle grandi aziende che vivono di questo.
Anche in Italia, circa due anni fa, il M5S e l'ex ministro dell'Istruzione Fioramonti avevano avanzato una proposta di legge che voleva vietare l'uso in autonomia dei dispositivi digitali ai minori di 12 anni. La proposta prevedeva anche sanzioni dai 300 ai 1500 € ai genitori per mancata sorveglianza.
Queste proposte di legge hanno comunque due limiti: vanno a influire pesantemente sulla libertà degli utenti e non incontrano il favore delle multinazionali che, rischiando di perdere una bella fetta di profitti, osteggiano pesantemente i governi facendo riferimento alla libertà di cui sopra.
I rischi del web
Quel che è certo è che i più giovani sul web sono realmente esposti a rischi importanti. Cyberbullismo, challenge, pedopornografia, "Revenge Porn" e "Sextortion": la fenomenologia dei pericoli digitali si arricchisce continuamente e le vittime sono in aumento. Secondo i dati raccolti da Save The Children e Polizia Postale, nel 2021 i reati connessi alla pedopornografia sono aumentati del 47%, includendo anche i casi 32 vittime sotto i nove anni. Decine e decine di ragazze under 17 sono state vittime di estorsioni a sfondo sessuale, e chissà quanti sono i casi non denunciati.
Il Covid ha poi accentuato la dipendenza dai dispositivi elettronici. Se da una parte la Dad è stata un'ancora di salvezza, dall'altra ha rafforzato il legame tra adolescenti e smartphone/tecnologia. Non si tratta più solo di un fatto di utilizzo più o meno responsabile, ma di una vera e propria dipendenza che porta a comportamenti tipici di psicosi e nevrosi. Sempre più studi testimoniano inoltre che il precoce utilizzo della tecnologia pare contribuire all'insorgere di disturbi e ritardi dello sviluppo cognitivo. Le classi sono sempre più piene di casi, presunti o certificati, di discalculia, disortografia, dislessia e disgrafia.
La complicità degli adulti è evidente. Non solo devono infatti educare maggiormente all'utilizzo del digitale, ma dovrebbero essere i primi a rivedere le loro abitudini, dato che anche loro utilizzano eccessivamente telefoni e altri dispositivi per svolgere qualsiasi attività.