Ancora oggi, nonostante la formazione del nuovo governo, il personale della scuola è in attesa del rinnovo del contratto. Il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato di voler stanziare dei fondi in merito e, considerando che nel triennio precedente sono stati accantonati circa 2 miliardi, in teoria gli stipendi dei docenti dovrebbero aumentare di almeno 60 euro netti al mese.
Peccato, però, che gli insegnanti dovranno continuare a svolgere ore di lavoro in qualità di tutor, coordinatori, referenti senza che questi ruoli siano previsti dai contratti vigenti, altrimenti la scuola si fermerebbe. Una situazione a dir poco insostenibile, soprattutto a fronte dei compensi miseri che, da sempre, contraddistinguono l'istituzione scolastica italiana.
I coordinatori di classe
In tutte le scuole italiane, ogni classe elegge ogni anno un coordinatore, cioè un docente che si fa carico dei vari problemi che insorgono e che intrattiene i rapporti con le famiglie degli studenti. Le ore retribuite da dedicare a questo compito si aggirano intorno alle 10-15 all'anno; i compensi vengono erogati dal Fondo d'istituto a 17,5 euro, quindi circa 175 euro lordi che, al netto, si riducono ad appena 120 euro all'anno e, quindi, a 10-15 euro al mese.
Di conseguenza, sono davvero numerosi i docenti che preferiscono non assumere il ruolo di coordinatore, a discapito però di altri colleghi che, a lungo andare, si sovraccaricano di lavoro eccessivo.
Le funzioni strumentali
A scuola, poi, esistono anche le figure strumentali che si occupano della realizzazione del Piano triennale dell'Offerta Formativa. Ogni istituto decide le varie aree di intervento e i docenti. Per un lavoro che può richiedere decine di ore in un anno, il Ministero stanzia cifre forfettarie che si aggirano intorno ai 500-600 euro lordi.
Cosa significa? Che se un insegnante dedica, ad esempio, 200 ore alla formazione delle classi, riceve alla fine qualcosa come 1,5 euro netto all'ora. Praticamente si rasenta la condizione di schiavitù.
I tutor
L'elenco dei tutor nelle sedi scolastiche è molto, molto lungo:
- Il ministro Bussetti, nell'anno scolastico 2018/19, ha lanciato il progetto "Studenti atleti di alto livello" che, tra le tante cose, prevede un percorso agevolato per gli alunni impegnati in competizioni sportive nazionali. Ogni studente deve essere affiancato da un tutor, che lo segua e che tenga i contatti con l'allenatore e la federazione sportiva. Inoltre, per ogni studente/atleta deve essere realizzato un Progetto formativo personalizzato;
- I docenti appena immessi in ruolo, durante il loro anno di prova, devono essere affiancati da un tutor;
- Per ogni classe terza, quarta e quinta delle superiori viene eletto, ogni anno, un tutor per le attività Pcto, cioè l'ex alternanza scuola-lavoro;
- Per gli studenti che decidono di frequentare un anno all'estero in mobilità internazionale è previsto un tutor;
- Viene eletto un tutor anche per i tirocinanti di Scienze della formazione primaria che giungono dalle università.
Molte di queste attività, è bene sottolinearlo, non vengono assolutamente pagate, in primis quelle svolte dal tutor Pcto.
Da non dimenticare, poi,i referenti nominati per ulteriori attività extra, come l'educazione ambientale, interculturale ed emotiva, oppure il referente Covid che, in occasione di pandemia e lockdown, ha avuto un carico di lavoro e responsabilità non indifferenti.
Il discorso cambia per il referente dell'educazione civica, per il quale è previsto un compenso: si attinge sempre dal Fondo d'istituto che, di anno in anno, si è decisamente ridotto. Oggi ammonta a circa 390 milioni, 49mila euro a istituto. Sembrano tantissimi, ma diventano pochissimi quando si scopre che a un referente spettano solo 17,50 euro.
I tuttofare
Per completare in bellezza, ecco i tuttofare: creature quasi mitologiche, in un mix tra insegnanti, amministratori e funzionari dell'Inps, che si occupano della qualunque, anche di incarichi che spetterebbero a qualcun altro. E questo succede perché le segreterie scolastiche ricoprono, oggi, dei ruoli un tempo affidati agli Uffici periferici del Ministero e, di conseguenza, delegano altre attività che non riescono a svolgere direttamente agli insegnanti. Queste attività, però, vengono svolte a titolo gratuito o, in casi eccezionali, retribuite con cifre meramente forfettarie.
Se poi si arriva a parlare di docenti che soffrono di burnout, non c'è di certo da stupirsi.