Dopo l'episodio dello studente che ha accoltellato la sua docente ad Abbiategrasso, il tema della salute mentale sta venendo ampiamento discusso da politici, psicologi e sociologi.
I dati relativi alla salute mentale dei giovani italiani destano inoltre grandi preoccupazioni: più della metà lamentano episodi di attacchi di ansia o panico, oltre che la sempre maggiore insorgenza di disturbi alimentari o del sonno. Lo psicologo scolastico può essere la soluzione?
Sei giovani su dieci soffrono di un disagio psicologico
Il portale Skuola.net, insieme al team dell'Associazione Nazionale Di.Te, composto da psicologi e psicoterapeuti, ha svolto un sondaggio riguardo la salute mentale dei giovani. 3062 i ragazzi coinvolti, con età tra gli 11 e i 19 anni.
I risultati sono preoccupanti: sei giovani su dieci affermano di soffrire di attacchi di panico, disturbi alimentari o del sonno, di mancanza di concentrazione nello studio o di altri disagi. Gran parte di questi problemi sono ricollegabili alla scuola: per il 56% dei ragazzi il motivo scatenante dell'ansia sono occasioni quali interrogazioni o dibattiti in classe; il 67% si dichiara in difficoltà rispetto a voti e giudizi e due su cinque che affermano che il malessere psichico si trasforma nella sua controparte fisica.
Secondo i dati, i ragazzi tendono sia a riversare su loro stessi la rabbia o la tristezza, somatizzando il disagio, sia a sfogarla sugli altri con reazioni violente e disfunzionali. Il 52% dei giovani che hanno dichiarato di avere avuto un attacco di panico hanno inoltre affermato che questo si è verificato nel tragitto casa-scuola o in classe. Il 34% ha dichiarato di voler fuggire dalla scuola, con il 10% di essi che hanno addirittura parlato di "Sensazione costante".
La via di fuga preferita da questa sensazione? Le attività virtuali. Per sette adolescenti su dieci queste sono più confortevoli rispetto alla socialità vera e propria. Il rischio è chiaramente che il digitale si trasformi in una dipendenza tecnologica e in una fuga rispetto alla vita reale. Il 50% dei giovani ha invece dichiarato di rifugiarsi nel cibo, senza però provare davvero una sensazione di sazietà.
Introdurre la figura dello psicologo scolastico. In Italia non è obbligatorio: caso unico in Europa
Appare evidente, con buona pace dei pareri più critici, che l'introduzione e la regolamentazione dello psicologo scolastico è sempre più una necessità per la scuola italiana.
L'ondata di malessere e disagio giovanile è stata accentuata dalla pandemia di Covid-19, ma è chiaro che ormai è un problema sociale ben radicato. Nonostante ciò, l'Italia rappresenta un unicum in tutta l'Europa: è infatti l'unico paese a non prevedere l'obbligo di presenza dello psicologo in una scuola. Certo, il potenziamento dello sportello d'ascolto psicologico non si può considerare una soluzione univoca, ma appare sempre più un elemento imprescindibile per tutelare la salute mentale dei più giovani, ma anche del personale scolastico.
La criticità della situazione è dopotutto fotografata dai dati sull'aumento delle richieste d'aiuto alle neuropsichiatrie infantili: +87% nella fascia di età 14-20 negli ultimi dieci anni. Non sorprende dunque che nelle scuole aumentino i casi di violenza, autolesionismo, bullismo e cyberbullismo. Le stesse scuole dove però continua a mancare lo psicologo come figura istituzionalizzata, per colpa anche di un Governo che non ha rinnovato il finanziamento per l'assistenza psicologica.
Questo provvedimento, firmato a fine 2020 tra Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi e Ministero dell'Istruzione prevedeva l'erogazione di fondi per l'assistenza psicologica di studenti e personale scolastico. La scarsa attenzione della politica, nonostante le recenti dichiarazioni del ministro Valditara, ha avuto ripercussioni pesanti sulle scuole italiane. Basti pensare che prima solo il 25% delle scuole offriva assistenza psicologica, mentre a seguito del finanziamento la percentuale è salita fino al 70%.
Il mancato rinnovo di finanziamenti dedicati ha però costretto molte scuole a fare un passo indietro e a eliminare il servizio. Segno, purtroppo, della necessità di un cambiamento strutturale che prescinda da fondi e finanziamenti estemporanei.