L’esperienza della pandemia di Covid-19 sembra ormai archiviata, eppure il ritorno a scuola, dopo mesi di lockdown e didattica a distanza, può essere ancora fonte di stress e ansia per docenti e alunni.
La psicoanalista Adelia Lucattini, membro della Società Psicoanalitica Italiana, spiega infatti che il periodo pandemico ha causato disagi emotivi e disturbi psicologici come la depressione, la difficoltà di socializzazione e la scarsa motivazione per la scuola. Gli strascichi del 2020 sono quindi ancora presenti e bisogna che docenti e studenti siano messi nelle condizioni di affrontarli in maniera adeguata.
Ritorno a scuola: troppa burocrazia e poca elaborazione dei traumi
Secondo la dottoressa Lucattini, la scuola italiana è vittima di una burocrazia eccesiva e di un’attenzione esagerata volta alla verifica dei risultati piuttosto che all'apprendimento degli studenti.
Il ritorno alla normalità ha riportato la scuola ai suoi vecchi ritmi. Richieste tipicamente prepandemiche e contabilità delle verifiche la fanno da padrone, con numeri, percentuali e decimali a caratterizzare le valutazioni. Purtroppo, le materie scolastiche diventano così una questione di ragioneria piuttosto che di contenuti. In questo senso è esemplificativo il ritorno delle poco amate prove Invalsi.
Lucattini sostiene inoltre che, per affrontare il ritorno a scuola post-Covid sarebbe servito un supporto nell’elaborazione degli eventi traumatici causati dalla pandemia, a partire proprio dalla scuola. Tuttavia, non pare vi siano ancora azioni che vadano in questa direzione. Agli insegnanti, ad esempio, non è stata offerta la possibilità di partecipare a dei gruppi Balint per affrontare le loro difficoltà.
Sembra insomma che la pandemia sia stata lavata via con un colpo di spugna e che la scuola sia tornata indietro, ignorando i disagi sociali e il profondo impatto avuto da un momento così epocale sia sui docenti, che sui ragazzi. Non è dunque un caso che la scuola risulti sempre meno attraente e scollata dai bisogni dei più giovani, ma anche dai timori della classe docente più anziana di Europa (60% con più di 50 anni) e per questo psicologicamente più fragile.
Ansia e depressione da ritorno a scuola: come gestirla
La famiglia gioca un ruolo importantissimo nell’affrontare le diffuse sindromi post-pandemiche che coinvolgono, tra forme più e meno gravi, oltre il 50% degli adolescenti.
Si è infatti registrato negli ultimi anni un aumento sensibile della depressione tra i giovani, che ha reso l’adolescenza un momento ancora più complicato da affrontare, aumentando il rischio di cadere nel consumo di droghe, alcool o comportamenti disfunzionali nella sfera sessuale.
Lucattini ritiene che una conversazione costante e aperta con i figli sia fondamentale per aiutarli a gestire situazioni stressanti come il ritorno a scuola post-pandemia. È perciò importante parlare di tutto, delle loro aspirazioni, desideri, ambizioni e progetti, e anche dei pericoli dell'alcol e di altre sostanze. Inoltre, sarebbe consigliabile per i genitori considerare l'opzione di consultazioni psicoanalitiche private per i loro figli in mancanza di servizi specifici a scuola.
Gli studenti sono inoltre molto esposti a disturbi psicosomatici, specialmente nel periodo delle verifiche. Proprio poco prima dell’inizio della scuola si tengono infatti i recuperi dei debiti formativi, che coincidono con un aumento sistematico di disturbi di natura gastrointestinale, dermatologica, muscolare o cardiaca. Imparare a gestire lo stress diventa quindi una risorsa fondamentale.
Per gli insegnanti, Lucattini suggerisce di fare il primo passo, ovvero quello di cercare supporto. Esistono diverse risorse e programmi di formazione online che possono aiutare gli insegnanti a contenere lo stress causato dal ritorno a scuola. Inoltre, può essere utile prendersi del tempo per sé stessi, attraverso esercizi di meditazione, yoga o altre attività che aiutano a rilassarsi e a diminuire l’ansia.
Bisogna in definitiva affrontare con consapevolezza le difficoltà post-pandemiche che sono ancora presenti nella nostra società e che influenzano inevitabilmente la quotidianità scolastica. Il cambiamento prodotto dall’esperienza del Covid non può dopotutto essere ignorato e un acritico ritorno al passato, non sembra essere la soluzione ideale.