Uno studente ha accoltellato una sua docente ad Abbiategrasso, sconvolgendo per l'ennesima volta il mondo della scuola. Sindacati, politici e personalità di spicco commentano l'accaduto ma la sensazione è che non ci sia abbastanza controllo su questi episodi di violenza.
Quello della docente accoltellata ad Abbiategrasso è dopotutto solo l'ultimo di una serie di episodi che certifica come la scuola italiana versi in uno stato di salute critico. Poco rispetto per l'autorità dei docenti ma soprattutto una crisi sociale che prescinde dalle dinamiche scolastiche.
Politici e sindacati vicini alla docente accoltellata ad Abbiategrasso
Tutta la politica ha subito manifestato immediata vicinanza alla docente accoltellata. Secondo esponenti della maggioranza di governo la soluzione al problema è da ritrovare in una linea dura.
Paola Frassinetti, sottosegretaria all'Istruzione e al Merito di Fratelli d'Italia, crede che sia necessario fare riacquistare autorità ai docenti e contestualmente inasprire le pene riservate a chi compie atti di violenza. Della stessa idea il leghista Rossano Sasso, già sottosegretario nel governo Draghi, che da tempo si batte per norme che possano migliorare la sicurezza del personale scolastico e punire i trasgressori in maniera più efficace.
Fa eco ai suoi compagni di governo Luca Toccalini, responsabile del dipartimento giovani della Lega, che sottolinea come episodi simili vadano ricollegati a fenomeni più ampi quali il bullismo, le baby gang, l'abbandono scolastico o le dipendenze da alcool e droghe. La Camera dei deputati sarà chiamata presto a valutare diverse proposte per garantire maggiormente i docenti.
Sconvolti anche i sindacati. Flc-Cgil esprime non solo la vicinanza all'insegnante colpita, ma anche a tutti gli studenti coinvolti e soprattutto allo stesso ragazzo autore del gesto. Non una giustificazione, ma piuttosto l'ammissione che il giovane ha bisogno di aiuto, perché accoltellare per un'interrogazione (questo il movente) è segno di un disagio più ampio.
Il sindacato sottolinea quindi la necessità di una riflessione più ampia da parte del governo e di un'azione che non si limiti alla punizione consequenziale ai singoli avvenimenti. Bisogna piuttosto ricostruire un clima collaborativo e cooperativo tra scuole, famiglie e studenti, abbandonando quelle logiche esasperate di umiliazione, merito e competizione che il ministro Valditara ha invece più volte assunto a cardini della sua visione di scuola.
Anche Marcello Pacifico di Anief mette in luce come l'episodio del docente che ha accoltellato una sua docente in un liceo ad Abbiategrasso non vada considerato come un episodio isolato. La violenza giovanile è un problema sociale, esasperatosi dopo la pandemia di Covid, ma che va combattuto dentro e fuori le aule. Serve in altre parole, il coinvolgimento di tutta la società civile.
L'opinione di psicologi e sociologi. Crepet: "La scuola è finita"
Tanti gli addetti ai lavori che commentano l'accoltellamento della docente di Abbiategrasso. Lo psichiatra Paolo Crepet parla addirittura di scuola fallita, con il ministro Valditara ridotto a un "Magistrato del tribunale di fallimento". Secondo Crepet la scuola è infatti diventata un luogo di frustrazione e fallimento, incapace di stimolare i ragazzi e di creare un clima di benessere.
Il problema principale per Crepet sta però fuori della scuola. Le maggiori criticità risiedono nell'educazione dei ragazzi e nell'eccesso di protezione da parte dei genitori, che contribuiscono a creare una generazione di giovani incapaci di fronte le difficoltà. La scuola non può dunque trasformarsi in un centro d'ascolto per studenti, ma la soluzione deve partire dalla dimensione familiare.
Secondo Stefano Fregonese, psicoterapeuta e psicoanalista specialista in problemi dell'infanzia e dell'adolescenza, il problema dei giovani è la mancanza di strumenti per esprimere il proprio disagio e affrontare un insuccesso scolastico. Fregonese evidenzia anche che nonostante molti istituti dispongano di uno psicologo scolastico, il professionista ha tempi e mezzi troppo limitati, che non bastano a identificare in tempo un disagio.
Il supporto psicologico peraltro sarebbe di grande aiuto anche agli insegnanti, che si percepiscono sempre più a rischio e incapaci di gestire i giovani alle prese con stati di angoscia, rabbia, aggressività o panico.
Per il sociologo Antonio Marziale invece, a fronte di un aumento del bullismo e della criminalità giovanile, sarebbe importante rivedere ilprocesso penale minorile. La prevenzione infatti secondo Marziale è solo un aspetto della questione: altrettanto importante è la deterrenza, così da scoraggiare tramite nuove norme.
Il Codice penale minorile è dopotutto ormai datato, in quanto risale al 1988. Una sua revisione è necessaria visto quanto sono cambiati i tempi e le dinamiche sociali in 35 anni.
Maria Cristina Finatti commenta la vicende dello studente che accoltella la sua docente ad Abbiategrasso
Anche Maria Cristina Finatti, professoressa vittima di un'aggressione con una pistola a pallina di gomma presso l'Itis Viola di Rovigo, ha espresso la sua vicinanza alla docente accoltellata ad Abbiategrasso.
Finatti ha rivissuto il suo trauma ma allo stesso tempo ha incitato la collega a trasformare paura e shock in forza per reagire e riprendere in mano la sua vita. Anche secondo la docente la problematica della violenza in classe è lo specchio di una situazione più complessa, alimentata dalle dinamiche del branco che rende difficile il controllo di una classe.
Anche secondo la professoressa urge un ripensamento della scuola, ma anche un diverso approccio dei genitori, ossessionati loro stessi dal voto e poco attenti all'educazione dei figli, i quali finiscono per sviluppare comportamenti irresponsabili e non commisurati alle difficoltà scolastiche.