Negli ultimi giorni si parla molto dell'episodio di violenza avvenuto a Rovigo, in una classe di una scuola superiore. Si tratta di un caso di bullismo e, allo stesso tempo, di cyberbullismo rivolto dagli studenti di una classe alla propria docente.
Facciamo il punto della situazione su cosa è successo, sui provvedimenti del Dirigente Scolastico e sulle reazioni verso l'accaduto.
Docente colpita in classe con pallini di gomma: cos'è successo
L'episodio, riportato dal giornale La Voce di Rovigo e poi rilanciato anche da Fanpage, è accaduto all'IIS Viola-Marchesini di Rovigo.
Uno studente ha sparato con una pistola ad aria compressa due pallini di gomma verso la docente, colpendola dapprima sulla testa e poi sull'occhio. Fra le risate generali in classe, l'insegnante ha prima annotato ciò che era successo e poi è dovuta recarsi al pronto soccorso.
Ma non è tutto qui, perché un altro studente ha ripreso il tutto con lo smartphone e pubblicato il video, che quindi è stato poi condiviso fino a diffondersi.
Sulla vicenda si è espressa la Dirigente Scolastica del Viola-Marchesini, Isabella Sgarbi, che commenta:
"Si è trattato di allievi di una prima classe, quindi giovani, che si sono anche autodenunciati. Non provengono da famiglie con disagio, sono ragazzi normali. Solo hanno preso la cosa come un gioco. Ma hanno irriso un pubblico ufficiale, non hanno capito la scala dei valori."Si è trattato quindi di un insieme di incomprensione della scala di valori, bullismo e cyberbullismo verso una docente, ripresa e condivisione del video sui social, mancata percezione della gravità del gesto.
Atto di bullismo premeditato dagli studenti: i provvedimenti presi dalla Dirigente
Le parole della Dirigente nel commentare l'accaduto hanno anche chiarito quali sono stati i provvedimenti verso gli studenti responsabili del gesto.
Oltre ad aver segnalato l'episodio di bullismo alla questura e aver convocato i genitori, Sgarbi infatti ha previsto per l'intera classe un colloquio con la psicologa d'istituto e un'intera giornata dedicata all'educazione civica.
Nel commentare la vicenda, la Dirigente Scolastica ha anche ribadito:
"Quello che più dispiace è che a compiere questa azione siano stati ragazzi di prima superiore, quindi arrivati nel nostro istituto da quattro settimane. Questi studenti avevano già ricevuto dagli insegnanti alcune ore di formazione sul tema delle lesioni e su questo argomento."Dopo qualche giorno dall'accaduto, sono anche arrivate le sospensioni:
- cinque giorni per i due studenti che hanno maneggiato l'arma;
- tre giorni per il terzo studente.
Ora, la Dirigente ha anche parlato di come l'episodio sia frutto di premeditazione: prima di compierlo, infatti, i ragazzi si sarebbero accordati fra loro.Uno studente ha portato in classe la pistola ad aria compressa, un altro ha sparato alla docente mentre un terzo ha ripreso il tutto con il cellulare.
Riflettere sul sistema educativo o punire i colpevoli di bullismo?
Non si sono fatte attendere le reazioni all'episodio, a partire proprio dai compagni delle altre classi. Alcuni parlano di "bravata", altri spiegano come la docente non sia particolarmente severa e ciò porta gli studenti ad approfittarsene.
Se, da un lato, nessuno di essi condanna il gesto, dall'altro lato colpisce come l'unica critica sia rivolta verso il modo in cui i tre si sono scoprire.
La Dirigente dell'istituto Viola-Marchesini sottolinea come sia importante far comprendere il disvalore di un atto del genere. Al netto delle condizioni della docente di 61 anni, che non ha dovuto fare ricorso a cure mediche, è grave che non ci sia stata alcuna percezione del gesto da parte degli studenti. Sostiene Sgarbi:
"Questo fatto ci deve spingere ad una riflessione sull'intero sistema educativo, che coinvolge la scuola, le famiglie, i social e la società nel suo complesso. Sembra essere completamente saltata la dinamica di formazione valoriale e la percezione del limite fra lecito ed illecito, fra bene e male"Parole assolutamente condivisibili, quelle della Dirigente Scolastica, che si innestano anche su un'ulteriore questione. La condivisione della notizia su Social Network come Facebook ha portato a centinaia di commenti che auspicano le peggiori punizioni per gli studenti coinvolti.
C'è chi parla di bocciatura, lavori socialmente utili, punizioni esemplari, lavoro in miniera, denunce, esposti in procura, disciplina militare.
Benché si possano bollare come "chiacchiere da social", soluzioni di questo tipo non fanno che perpetuare il problema e, al massimo, spostarlo sull'asse della repressione.
Quest'ultimo però sarebbe soltanto un palliativo che si limita ad agire dopo gli eventi e non ha alcuna funzione nel prevenirli.
Come al solito, si tratterebbe della soluzione più semplice ma non, come sembra, della più giusta. L'educazione al contrario è molto più difficile da realizzare ma, nel lungo periodo, molto più efficace.