Da Nord a Sud sono previste oggi moltissime mobilitazioni studentesche. Le motivazioni addotte dagli studenti includono diverse cause; tra le principali, tuttavia, risuonano la morte del diciottenne udinese, Lorenzo Parelli, vittima di una strage sul lavoro durante uno stage e il malcontento circa le ultime decisioni assunte dal ministero dell'Istruzione sugli esami di Stato.
La "Passeggiata Consapevole"
Cominciando dal Nord, a Torino più che un corteo è una "passeggiata consapevole" in onore di Lorenzo Parelli, lo studente diciottenne morto a Udine a causa di un incidente sul lavoro durante uno stage. Una mobilitazione pacifica in cui si rivolgono "messaggi di chiara distensione affinché le manifestazioni possano svolgersi in un clima di pacifica espressione delle libertà democratiche". Una manifestazione che ha trovato largo consenso da parte della Prefettura, la quale già in precedenza aveva avuto un incontro con una delegazione di studenti, e nella quale si era manifestata la volontà di una "ripresa del dialogo fra le istituzioni e una importante componente della società civile, qual è il mondo studentesco". Nella stessa circostanza era stata altresì espressa "comprensione e condivisione per le istanze che stanno alla base della mobilitazione degli studenti".
"Basta giocare sulla nostra pelle": il nuovo formato maturità
Un altro tema che sta alla base della motivazione di tanti scioperi è quello relativo la decisione del ministero dell'Istruzione di reintrodurre due prove scritte all'esame di maturità. A Roma, ad esempio, i licei si sono dati appuntamento alle ore 10.00 davanti alla Piramide con l'intenzione di polemizzare sulle modalità d'esame che, a partire dal 22 giugno, li coinvolgerà: due prove scritte (tema e prova di indirizzo) più un orale.
"Gli immaturi siete voi" - esordiscono altri gruppi di studenti sempre rispetto lo stesso tema. Il biasimo degli studenti è evidente: a loro dire, dopo due anni di scuola "a singhiozzo" e le relative difficoltà fattive ed emotive comportate dall'emergenza sanitaria, non si può, "come se nulla fosse", ripristinare il tradizionale sistema d'esame. Il ministro Bianchi è accusato di esserne l'artefice, altresì sordo alle richieste di migliaia di studenti in protesta da mesi per un rientro a scuola in sicurezza e per un modo di fare istruzione diverso.
Ancora altri ragazzi annunciano a chiare lettere: "Una decisione folle", la quale non tiene per nulla conto delle innumerevoli difficoltà a cui sono stati sottoposti durante questi due lunghi anni; "i due anni peggiori della nostra vita" - sostengono - in cui non vi è stato un solo cenno di "ritorno alla normalità, come invece sottolinea sempre il ministro".
E dunque, se ritorno alla normalità non vi è stato, allora neppure una normalità per gli studenti del 5^ anno che chiedono piuttosto una tipologia d'esame maggiormente in linea con gli anni appena trascorsi. La proposta è un esame che "si basi su un colloquio orale e su una tesina, costruita nei mesi precedenti con il corpo docente, perché pensiamo che dopo questi anni di pandemia ci sia bisogno di dare spazio al vissuto personale e quello che i ragazzi hanno appreso nonostante i programmi e la Dad". Dal momento che "così non sarà per questo saremo in piazza".
Infiammati e sul piede di guerra, un'altra delegazione di studenti fa sapere che così "noi non ci stiamo. Per l'ennesima volta torneremo a bussare alle porte del vostro Ministero dell'Istruzione blindato e lo faremo con la rabbia e la determinazione che ci contraddistingue". Non solo, in maniera più incisa dichiarano che questo potrebbe non essere l'ultimo sciopero ma che si riservano di riempire " le strade e le piazze di tutte le città di questo paese fino a che il ministero non tornerà sui suoi passi".
Gli studenti non vogliono sentirsi numeri, vogliono sentirsi considerati nelle esigenze e nelle richieste e pertanto lanciano, a mo' di grido d'appello, la richiesta di non essere "incasellati in dei numeri" quanto piuttosto "accompagnati in un percorso d'apprendimento".