Continua l'iter legislativo in parlamento del testo della riforma della scuola e, come abbiamo più volte detto, si tratta di un cammino rallentato da una vasta gamma di emendamenti con cui partiti e sindacati richiedono modifiche. Uno dei temi più caldi attualmente è quello della formazione continua dei docenti che, stando alla bozza del testo, dovrebbe essere finanziata con il taglio di 10.000 cattedre e dimezzando la carta docente, tagli che ai partiti non piacciono proprio.
I tagli alla Carta del Docente previsti dalla riforma
Nello specifico, i tagli di cui si parla sono previsti dall'articolo 44, comma 9 del decreto legge che contiene il PNRR. Tale riferimento normativo dispone un finanziamento per la Scuola di Alta Formazione, organo a cui verrà affidato il compito di coordinare la formazione continua dei docenti, del personale ATA e dei dirigenti scolastici. Il finanziamento in questione raggiunge i 2 milioni di euro annui da stanziare a partire dal 2023, una cifra considerevole che verrà ricavata anche dalla riduzione della spesa prevista dalla Buona Scuola per il finanziamento della Carta del Docente.
Tutto ciò comporterebbe una riduzione del bonus della Carta Docente da 500 a 375 € che per Renzi, "padre" della Buona Scuola e della Carta Docente, si tratterebbe di un azione poco lungimirante, che non manca di paragonare ad "un errore e un autogol."
L'emendamento che potrebbe salvare la Carta Docente
Nonostante questo, nulla è ancora deciso. Infatti, è stato presentato un emendamento che verrà sottoposto all'attenzione della Commissione e che, nella giornata di domani, sarà oggetto di votazione.
Rumors e voci di corridoio riferiscono che dal Ministero dell'Economia sia stata manifestata una certa disponibilità a rivedere le modalità di finanziamento della formazione continua per il personale scolastico, cosa che potrebbe salvare la Carta del Docente lasciando intatto il bonus di 500 €. Per avere maggiore concretezza, si attendono dunque gli esiti delle riunioni di maggioranza e i pareri delle Commissioni Istruzione e Affari costituzionali del Senato, che stanno attualmente esaminando il provvedimento.