Sembra di tornare alla Legge Fornero e con essa la pensione anticipata diventa un vero e proprio miraggio. Pare assurdo considerando quanto in passato Fratelli D'Italia, Lega e Forza Italia si siano opposti alla legge proposta dall'ex Ministra del Lavoro del governo Monti essa, eppure è così.
L'attuale governo ha infatti ridotto sostanzialmente le deroghe prodotte durante gli ultimi anni alla Legge Fornero. Uno dei risultati più importanti è l'addio a Opzione Donna così come l'abbiamo conosciuta finora. Il cambiamento è conseguenza dell'ultima Legge di Bilancio.
Niente più pensione anticipata. Cosa succede a Operazione Donna
Opzione Donna è stata una misura previdenziale che prevedeva la pensione anticipata per le donne che avevano accumulato almeno35 anni di contributi e 58 di età anagrafica. Questo provvedimento, va detto, non è mai decollato particolarmente, per via di una consistente riduzione dell'assegno di quiescenza. Questo infatti poteva diminuire fino a più del 30% rispetto alla regolare uscita dal lavoro al compimento dei 67 anni di età.
Con l'ultima Legge di Bilancio Opzione Donna è stata modificata, introducendo forti limiti e innalzando il requisito minimo anagrafico a 60 anni. Quest'età può essere ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due anni. Come si legge nel comma 292 dell'art.1, le lavoratrici devono inoltre trovarsi in una delle seguenti condizioni:
- a) assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
- b) hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento;
- c) sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d'impresa di cui all'articolo 1, comma 852, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Per le lavoratrici di cui alla presente lettera la riduzione massima di due anni del requisito anagrafico di sessanta anni di cui all'alinea del presente comma si applica a prescindere dal numero di figli".
In sintesi Opzione Donna rimane valida per donne che svolgono la funzione di caregiver, che hanno un'invalidità pari o superiore al 74% o che sono state licenziate.
Lavoratrici della scuola e pensione anticipata: l'Ape Social
L'Ape Sociale rimane dunque una delle poche opportunità rimaste a favore delle donne per accedere alla pensione anticipata. Per quanto riguarda il mondo della scuola, quest'opzione è disponibile per le maestre di infanzia e primaria, dato che il loro lavoro è stato considerato come usurante.
In questo modo, le suddette categorie di lavoratrici della scuola possono andare in pensione a 62-63 anni, con una riduzione media di massimo di 40-50 euro rispetto ai contributi fin lì versati.
La reazione delle opposizioni. Il Governo non cura i diritti dei lavoratori
Le opposizioni, come prevedibile, non hanno accolto con favore la riduzione di Opzione Donna, proponendo anzi di allargarla a tutte le donne che hanno totalizzato almeno 35 anni di contributi. Tra i deputati più attivi in merito, Andrea Orlando del PD e Chiara Appendino del M5s.
Anche Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd ha criticato duramente il Governo, parlando addirittura di un accanimento nei confronti dei lavoratori a cui erano state promesse pensioni minime di 1.000 euro e un aumento delle possibilità di pensionamento anticipato. Promesse che ad oggi, sembrano rivelarsi vuote strategie di propaganda.
Il Governo sembra dopotutto poco attento alla questione dei lavoratori, dato che non ha convocato le opposizioni su questioni importanti come ad esempi il salario minimo o lo stato di settori chiave come sanità pubblica e scuola. Opzione Donna è dunque solo una parte del problema.
Secondo la deputata Pd Ilenia Malavasi l'accesso a Opzione Donna mantenuto per le caregiver, le donne con invalidità civile o le professioniste licenziate è un ulteriore segno di arretratezza culturale, che associa la donna alla figura di "Angelo del focolare" piuttosto che considerarle come lavoratrici in carriera.
Quel che è certo è che piuttosto che andare incontro alle esigenze di quelle donne che non potevano andare in pensione per un poco conveniente taglio alla loro indennità mensile, il Governo ha ridotto ulteriormente le possibilità di scelta, dimostrando, almeno finora, poca sensibilità nei confronti della questione.