Il premier Giorgia Meloni ha scelto il format online "Gli appunti di Giorgia" per tenere informati i cittadini sulle novità in politica. Nell'ultimo video pubblicato ha affrontato anche il tema del 18App, cioè il bonus di 500 euro introdotto nel 2017 e destinato agli studenti per acquistare prodotti ed eventi culturali (dai libri agli ingressi per cinema e musei, dai cd ai biglietti per i concerti).
Negli ultimi giorni si vociferava in merito a un'abolizione del bonus, con inevitabili polemiche da parte soprattutto dei più giovani e dell'opposizione; ma nel suo intervento,la presidente del Consiglio ha precisato che non ci sarà alcuna eliminazione: "Negli ultimi giorni è montata la polemica su questo emendamento presentato dai partiti della maggioranza sul tema del bonus ai diciottenni per la cultura. Non vogliamo abolirlo - ha sottolineato - crediamo sia molto importante avvicinare i giovani alla cultura".
Cosa cambia, allora?
In pratica, il bonus di 500 euro non verrà eliminato ma verranno rivisti i criteri di assegnazione; se, finora è stato infatti concesso a tutti i neo 18enni, d'ora in poi le cose potrebbero cambiare, soprattutto in relazione al reddito.
La Meloni ha infatti precisato che: "Sicuramente 18App è una misura che va rivista. Perché questi 500 euro vengono riconosciuti a tutti indipendentemente dal reddito. Non c'è ragione per cui debbano averli i figli di un milionario, dei parlamentari o mia figlia quando li compirà. Mentre la stessa misura concentrata sui redditi più bassi può essere molto più impattante. Credo che vada introdotto un limite di reddito per chi accede a questa misura".
Il suo obiettivo, inoltre, sarebbe anche quello di prestare più attenzione alle truffe e incentivare i giovani che hanno meno possibilità economica. Non a caso, ha ribadito che: "Confermo che intendiamo modificare questa norma senza però togliere queste risorse alla loro destinazione originaria, ossia i giovani e la cultura".
Il parere dell'editoria
La prima risposta a quanto dichiarato dalla premier Meloni è arrivata direttamente dal mondo dell'editoria, che continua a sostenere che il bonus debba essere concesso a chiunque, senza alcuna distinzione: "La 18App deve continuare a essere a favore di ogni ragazzo e ragazza che diventa maggiorenne, senza alcuna distinzione - si legge in un comunicato ufficiale - perché la cultura è libertà ed è per tutti, così come lo è la scuola pubblica. Lo chiede il mondo del libro unito - autori, editori, librai, cartolibrai, bibliotecari - di fronte alle ipotesi di legare l'elargizione dei 500 euro per consumi culturali al reddito familiare attraverso l'Isee".
Le varie associazioni di settore come AIE (Associazione Italiana Editori), ADEI (Associazione degli Editori indipendenti), ALI (Associazione Librai Italiani), SIL (Sindacato Italiano Librai), Federcartolai Confcommercio, AIB (Associazione Italiana Biblioteche), SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) e SLC-Cgil Sezione Nazionale Scrittori, sono tutte della stessa idea: "La carta cultura per i neomaggiorenni è il primo momento in cui lo Stato entra in relazione con il ragazzo e la ragazza diventati adulti, è il modo in cui il Paese accompagna la sua nuova cittadinanza riconoscendone al contempo la libera espressione culturale, la sua capacità di prendere decisioni autonome. Legare la carta cultura al reddito, cancellarne il carattere universale - sostengono - vuol dire svilirne la natura, che è quella di essere uno sprone verso ogni nuovo cittadino alla partecipazione attiva alla vita culturale".
I dati, tra l'altro, parlano chiaro: l'Istat ha evidenziato che nei primi 3 anni il bonus ha incrementato la dedizione alla lettura nella fascia d'età compresa tra i 18 e i 21 anni 46,8% al 54%. Dato il riscontro positivo, altri Paesi europei hanno adottato la stessa misura, quindi l'Italia è diventata un ottimo esempio di divulgatore e promotore culturale.
Il sarcasmo del professor Galiano
Un altro intervento in merito è giunto dal professore Enrico Galiano, scrittore e influencer, che per "Il Libraio" ha scritto una lista di motivi ironici per cui il bonus 18App dovrebbe essere abolito. Eccone qualcuno:
- I libri fanno perdere tempo
Cioè, parliamone: leggere un libro richiede giorni interi! Giorni che potranno ora essere spesi molto meglio, per esempio nella ricerca di un lavoro che, essendo sempre più difficile da trovare, richiede appunto molto più tempo. - I libri aumentano il tasso di disoccupazione
Leggere tanto porta a un certo punto a sviluppare un pensiero critico: niente di più pernicioso se hai diciotto anni e vuoi trovare lavoro in Italia! Già, perché chi ha un pensiero critico finisce poi per dire di no a tutte quelle vantaggiosissime offerte di lavoro a sei euro l'ora e straordinari ordinari! E così rimane disoccupato. - I libri rovinano il curriculum
Come l'incipit folgorante del film Smetto quando voglio insegna, di solito i datori di lavoro sentono un forte complesso di inferiorità verso chi magari si è fatto una cultura, e tendono a guardare con sospetto chi nel curriculum scrive fra le proprie passioni "leggere". Meglio lasciarlo immacolato, quel curriculum e, alla voce "passioni", scrivere solo "Calcio e videogiochi". - I libri interrompono lo sviluppo
Ecco: per non parlare del fatto che quei cosi son fatti di carta! Pesano un sacco! E trasportarli rischia di compromettere le già fin troppo esili spalle dei nostri pargoli! - I libri sono noiosi
Leggere porta a immaginare e riflettere: vuoi mettere quanto è più facile e divertente vedersi delle immagini già belle pronte e papparsi delle riflessioni già confezionate? In realtà con questa operazione si vuole fare un regalo ai nostri ragazzi!
E conclude: "Meno male che la 18 App non ci sarà più: si correva il grosso rischio, fra qualche anno, di ritrovarci con una generazione in grado di pensare con la propria testa. Ed è questo il pericolo che molti vogliono scongiurare".