In merito al caro-energia e al suo contenimento all'interno della scuola, nelle ultime ore sta circolando un'idea abbastanza singolare: introdurre la settimana corta alle superiori per tenere chiusi i locali (e risparmiare) nel fine settimana.
Il seguito non è stato dei migliori, dato che le polemiche e le contrarietà non si sono fatte attendere.
Flc Cgil: proposta sbagliata
La prima a esprimersi in merito è stata Flc Cgil: sulla scia delle affermazioni di Antonello Giannelli, presidente Anp, che ha definito la proposta "bizzarra", il sindacato ritiene che sia anche "sbagliata due volte" per due motivi ben precisi:
- intanto, la direttiva riguarderebbe solo alcune scuole, dato che alcune hanno già adottato la settimana corta da diverso tempo;
- in secondo luogo, poi, "tutti affermano che la didattica in presenza è insostituibile" e, di conseguenza, "la presenza è il suo requisito essenziale".
La richiesta di Flc Cgil è molto chiara: "Si individuino altri luoghi ed attività da cui ricavare risparmi, ma si lasci la scuola in pace"Tra l'altro, il sindacato sottolinea l'esigenza di avere più tempo da dedicare alla scuola, il che comporta anchela riconferma del personale covid straordinario per poter rispondere alle necessità del momento: "L'organico "covid" andrebbe riconfermato proprio per poter affrontare il recupero del tempo che non c'è stato - afferma - del tempo che gli alunni non sono stati a scuola. La scuola non è una "spesa" ma un "investimento", questo è il momento di farlo, altro che chiudere il sabato!"La stabilizzazione dei precari, poi, è un altro obiettivo del sindacato dato che, a suo dire, contribuirebbe al recupero dell'apprendimento. Alcune scuole, dal punto di vista strutturale, stanno letteralmente crollando e si sono dovute già organizzare in turni per garantire la sicurezza a studenti e personale.
Insomma, la situazione è già abbastanza critica di suo e un'ulteriore misura di questa portata non farebbe altro che aggravarne ancora di più le condizioni. Soprattutto perché, facendo passare una direttiva del genere, si trasmette l'idea che la scuola possa tranquillamente chiudere in qualsiasi momento, tanto esiste la DAD. Il sindacato non ci sta: "Se passano questi principi la scuola è finita: invece lo stesso ministero ribadisce che la didattica è solo in presenza e che la fase di emergenza è finita. Insomma, la proposta dell'ANP è di una gravità assoluta. Si usino piuttosto i fondi del Pnrr per adeguare gli edifici scolastici, per l'efficientamento energetico e contro gli sprechi".
Il "no" secco di Dirigentiscuola
Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola, si è schierato a fianco di Flc Cgil: fermo restando che anche la scuola, in merito al caro-energia, debba sicuramente compiere la sua parte, non è con l'introduzione della settimana corta o con la riduzione degli orari che si ottiene qualcosa. "Dopo tre anni di soluzioni legate all'emergenza - ha dichiarato Fratta - la scuola deve tornare alla normalità. Le conseguenze sono ben note. Abbiamo bisogno di recuperare e non di ridurre, vanno evitati sprechi e dispersioni di calore; ridurre di qualche grado la temperatura ed adottare qualsivoglia altro accorgimento ma non certamente modificare orari e organizzazione".Inoltre, il presidente punta all'educazione del personale scolastico, che deve prestare attenzione allo spreco e ridurre i consumi il più possibile. "La crisi c'è e dobbiamo conviverci come abbiamo fatto con l'epidemia - aggiunge - ma non con situazioni tampone o provvisorie. Importante che ci siano disposizioni chiare assunte dagli enti preposti e non delegati al singolo dirigente scolastico".L'assunzione di linee comuni è, per Fratta, molto importante dato che "chiunque proponga soluzioni provvisorie e temporanee evidentemente non ha idea di cosa vuol dire modificare orari, organizzazione delle lezioni, assegnazione dei docenti, mezzi di trasporto e tutto quanto è legato al funzionamento delle istituzioni scolastiche".
Azzolina: "Non possono pagare sempre i giovani"
Contro la riduzione dell'orario scolastico si è schierata anche l'ex ministra dell'istruzione Lucia Azzolina che, attraverso un tweet, ha sottolineato che "non possono pagare sempre i giovani". A suo dire, infatti, bisognerebbe partire dal tetto massimo al prezzo del gas, lasciando stare la scuola. Le proposte, infatti, "vanno in contrasto con le richieste di molti partiti di aumentare il tempo scuola, specie al Sud - ha aggiunto - dove storicamente il tempo pieno stenta ad avviarsi nella maggioranza degli istituti scolastici".
Le soluzioni alternative proposte da Possibile
Il partito ispirato da Giuseppe Civati, Possibile, vorrebbe evitare di "vedere un film già visto": la scuola paga le conseguenze dell'emergenza e, nel frattempo, nessun provvedimento serio viene adottato. A 3 anni dallo scoppio della pandemia, infatti, i trasporti non sono stati resi più efficienti e non sono stati installati sistemi di aerazione e/o ventilazione nelle scuole per contrastare il contagio da Covid-19. "Chiediamo con forza che vengano prese in considerazione soluzioni diverse - dichiara - che non tocchino necessariamente l'organizzazione didattica, non semplice da rivedere a fine agosto". Il partito, infatti, punta a "pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici scolastici, comunità energetiche, isolamento termico, così come il potenziamento dello smart working negli altri settori della pubblica amministrazione".