È finalmente stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo del decreto contenente la riforma del reclutamento docenti approvato in Consiglio dei Ministri. Le novità sono molte e toccano tutte le fasi del processo, dalle modalità di conseguimento dell'abilitazione all'immissione in ruolo e alla formazione continua in servizio.
Vediamo quindi come diventare insegnante con le nuove norme.
Abilitazione all'insegnamento: i 60 CFU e la formazione iniziale
Uno degli obiettivi della riforma del reclutamento dei nuovi insegnanti è l'istituzione di un percorso unico e chiaro che sappia mettere fine a diversi anni di norme confusionarie e diverse fra loro.
Il percorso per diventare docente nella scuola pubblica inizia proprio dall'abilitazione all'insegnamento, specifica per classe di concorso. In particolare, coloro che vorranno diventare insegnanti dovranno conseguire - con una formazione universitaria ad hoc - 60 CFU, in cui sono compresi almeno 20 CFU di tirocinio.
Una volta ottenuti i 60 CFU, che quindi andranno a sostituire in toto i 24 CFU, e svolto il tirocinio, i futuri docenti dovranno anche sostenere una prova finale che comprende la simulazione di una lezione.
Ottenere l'abilitazione all'insegnamento non dà diritto ad accedere al ruolo per la classe di concorso, ma permetterà di partecipare ai concorsi pubblici.
Concorsi ordinari su cadenza annuale: chi può partecipare
Nelle intenzioni del Ministero, che si riflettono nel testo della riforma del reclutamento docenti, sono previste procedure concorsuali su una base annuale. Possono partecipare esclusivamente gli aspiranti docenti in possesso del titolo di abilitazione, al netto delle eccezioni previste nel periodo transitorio, che vedremo fra poco.
Dal punto di vista dei requisiti, quindi, per i posti comuni e per gli ITP sarà innanzitutto necessaria l'abilitazione all'insegnamento, in aggiunta a:
- laurea magistrale, magistrale a ciclo unico o diploma di II livello dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, per i posti comuni;
- laurea o diploma di I livello dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, per i posti ITP.
Per quanto riguarda l'accesso ai concorsi relativi ai posti di sostegno, sarà invece necessario essere in possesso della specializzazione specifica.
Il concorso sarà composto da tre diverse valutazioni:
- una prova scritta su conoscenze e competenze nella classe di concorso, metodologie e tecniche didattiche, informatica e lingua inglese;
- una prova orale sulle conoscenze disciplinari e su capacità e attitudine all'insegnamento;
- la valutazione dei titoli.
In modo simile a quanto abbiamo visto nel paragrafo precedente, vincere il concorso non dà automaticamente diritto all'immissione in ruolo.
Abilitazione e concorsi nel periodo transitorio
Com'è normale che sia, in attesa che il nuovo sistema definisca i criteri per tutte le abilitazioni all'insegnamento, il testo ha previsto una procedura transitoria per abilitazione e partecipazione ai concorsi.
Gli insegnanti che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale potranno accedere direttamente ai concorsi. Se vincitori, dovranno poi conseguire 30 CFU e svolgere la prova, così da ottenere l'abilitazione sulla classe di concorso e passare di ruolo.
Coloro che non hanno invece un servizio di almeno 3 anni, potranno conseguire i primi 30 CFU per accedere il concorso. Se vincitori, dovranno conseguire i successivi 30 CFU - con prova finale di abilitazione - e potranno passare di ruolo.
Come funzioneranno le immissioni in ruolo?
Se ottenere l'abilitazione non dà direttamente l'accesso al ruolo, lo stesso si può dire per il concorso. La procedura approvata dal Consiglio dei Ministri e pubblicata in Gazzetta Ufficiale traccia un percorso definito per accedere all'insegnamento di ruolo:
- ottenere l'abilitazione permetterà di partecipare ai concorsi;
- vincere i concorsi permetterà di accedere all'anno di prova.
Quest'ultimo è un periodo di prova nella scuola statale che non può durare meno di una annualità di servizio, cioè 180 giorni nell'arco di un anno scolastico o un servizio ininterrotto dal 1° febbraio fino al termine delle lezioni.
Il periodo di prova si conclude con una valutazione che, se superata, porta all'immissione in ruolo.
La formazione per chi è già insegnante: cosa prevede
Entra nella riforma del reclutamento docenti anche il concetto di formazione continua per i docenti, in linea con gli obiettivi del PNRR.
Da questo punto di vista, la formazione in servizio degli insegnanti viene suddivisa in due percorsi:
- una prima formazione riguarda le competenze digitali, nonché l'uso critico e responsabile degli strumenti digitali, e avverrà in orario lavorativo per tutti i docenti;
- una seconda formazione, su base triennale, dovrà consentire l'acquisizione di conoscenze e competenze per una progettazione innovativa della didattica.
Quest'ultima, nello specifico, sarà valutata e potrà portare anche a incentivi salariali.
Dovrà gestire i percorsi di formazione continua la nuova Scuola di alta formazione istituita con la riforma: in aggiunta alla formazione dei docenti, si occuperà anche di quella del personale ATA.
Riforma reclutamento docenti: fondi, critiche e prospettive
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale, adesso la riforma del reclutamento docenti attende "soltanto" il passaggio in Parlamento per la conversione in legge. Si pensa che approderà prima in Senato - dove saranno consentiti gli emendamenti - e successivamente alla Camera.
Uno dei nodi principali riguardanti il testo è quello dei finanziamenti, aspetto che insieme ad altri ha generato diverse polemiche sia con i sindacati sia con le altre forze politiche.