Il Corriere della sera riporta un caso di conflitto tra le regole di quarantena generale e quelle specifiche per la scuola.
Una difficoltà nella quale è incappata una famiglia milanese ma che testimonia, ancora una volta, come la strategia governativa abbia bisogno di una continua messa a punto, onde evitare situazioni spiacevoli e spinose da risolvere.
Il caso di Barbara e Antonio
Ecco cosa è successo in sintesi a Barbara e Antonio, coppia milanese con due figli in età scolare attualmente in quarantena. Premessa importante: entrambi i genitori sono vaccinati con terza dose, mentre i figli hanno entrambi completato il ciclo vaccinale completo da meno di 14 giorni.
Una situazione perfettamente regolare dunque, con nessuna inadempienza da parte dei diretti interessati, i quali si stanno però scontrando con una difficoltà burocratica non indifferente.
La figlia minore, Carlotta, frequenta la terza elementare ed è attualmente in quarantena per dieci giorni, dopo avere avuto un contatto con una compagna positiva. La bambina è in dad con tutta la sua classe, dato che sono stati registrati in totale 5 casi di positività.
La contemporanea positività del fratello Niccolò complica però lo scenario. In quanto contatto extrascolastico, la sua vicinanza a Carlotta imporrebbe alla bambina 5 soli giorni di autosorveglianza, con libera uscita con mascherina ffp2 a seguito di un tampone negativo, ma i due provvedimenti sono destinati ad andare in conflitto.
C'è anche un altro fattore da considerare. Essendo la bambina vaccinata da meno di 14 giorni con seconda dose (sono 12 i giorni infatti trascorsi dalla somministrazione), il protocollo le imporrebbe un ulteriore isolamento fiduciario di 10 giorni.
Il caso di Niccolò, che frequenta la prima media è invece più lineare, in quanto, essendo attualmente positivo, potrà eseguire un tampone di controllo dopo una settimana di quarantena e tornare in classe qualora l'esito fosse negativo.
Una possibile soluzione. Equiparare la quarantena tra scuola di diverso grado
Il caso di Barbara e Antonio e dei loro figli Carlotta e Niccolò mette in luce diverse problematiche che non possono essere ignorate. Partendo dai singoli casi anzi è utile andare verso norme che considerino sempre di più le esigenze delle famiglie, minimizzando la possibilità di creare storture burocratiche di difficile gestione da ambo i lati.
Secondo la madre coinvolta ad esempio potrebbe essere utile rendere omogenei i protocolli di quarantena per la scuola primaria e quella secondaria. Questa sarebbe infatti una decisione che semplificherebbe la vita di quelle famiglie - non poche - che hanno più figli, i quali frequentano istituti di grado diverso a causa della loro differenza di età.
Avrebbe inoltre senso cercare di uniformare il più possibile i procedimenti rivolti agli studenti a quelli a cui sottostanno gli altri cittadini e le altre categorie professionali. Un modo anche per evitare un ricorso alle quarantene fin troppo ricorrente per i più piccoli, che aumenta ulteriormente in casi come quello di Carlotta e Nicolò, dove i fattori di possibile isolamento raddoppiano, tra classe e famiglia.
Chiaramente casi come questo non vanno a contraddire il fatto che le scuole e le agenzie di tutela della salute stiano svolgendo un lavoro costante e lodevole per tentare di contrastare il più possibile i contagi, ma evidenziano come ancora una volta in Italia, la burocrazia abbia bisogno di procedimenti più chiari, veloci e privi di contraddizioni interne.