Il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, ha lanciato un allarme:
"La norma prevista nella manovra del governo nazionale, che porta il numero minimo degli alunni per scuola da 600 a 900, rischia di far chiudere nei prossimi anni solo in Sicilia 100 scuole circa. Una scelta inaccettabile poiché figlia di una visione politica che vede la scuola alla stregua di una qualsiasi voce di spesa su cui risparmiare e non come un investimento culturale ed educativo sulle nuove generazioni".Tra le nuove misure introdotte dal Governo e la forte emigrazione che sta spingendo numerose famiglie ad abbandonare l'isola, c'è il grave rischio che ben 100 scuole siciliane possano letteralmente sparire. Ridurre il numero degli alunni da 600 a 900 è, a suo dire, "una scelta inaccettabile", dato che la scuola a questo punto viene vista semplicemente come una spesa sulla quale risparmiare e non "come un investimento culturale ed educativo sulle nuove generazioni".
L'anno scolastico in corso conta 812 scuole autonome, in Sicilia, di cui 12 già sottodimensionate; queste ultime, ha spiegato il segretario, hanno mantenuto la loro autonomia grazie alla deroga ai parametri nazionali, che hanno consentito (almeno per quest'anno) di ridurre il minimo di alunni da 600 a 500 a tutte le scuole e da 400 a 300 per quelle delle piccole isole e dei comuni montani.
Secondo Rizza "il calo della natalità non può essere una valida giustificazione"; ogni anno, infatti, la Sicilia perde circa 15mila studenti anche perché tantissime famiglie decidono di emigrare per via della mancanza di lavoro, e la scelta di eliminare il reddito di cittadinanza da parte del Governo non farà altro che incrementare questo fenomeno.
Scuole accorpate e presidi in meno
Un altro punto saliente del discorso di Rizza verte sull'accorpamento delle scuole autonome che "solo ridurrà pericolosamente la presenza di presìdi istituzionali, soprattutto nelle zone più critiche della nostra regione, ma comporterà una riduzione significativa di posti di lavoro, a cominciare dai dirigenti scolastici, direttori amministrativi, personale Ata e non solo"Secondo le previsioni, infatti, il numero di dirigenti scolastici e Dsga verrà ridotto di oltre 1400 posti. Questo equivale a danneggiare ulteriormente le regioni più deboli, anziché aiutarle a riprendersi e a sostenerle con ulteriori finanziamenti.
In tutto ciò, il Governo pare aver completamente dimenticato il Mezzogiorno: "Il governo cancella dalla sua agenda politica la questione meridionale - conclude Rizza - riduce drasticamente il numero delle scuole e si preoccupa soprattutto di difendere i nostri confini per arginare l'immigrazione, quando il vero problema della nostra terra è l'emigrazione e lo spopolamento di tutto il Mezzogiorno".
Numeri e previsioni
Le statistiche parlano chiaro: entro il 2034 ci saranno circa 1,4 milioni di ragazzi in meno con un'età compresa tra i 3 e i 18 anni. Dal punto di vista scolastico, di parla di 100mila alunni l'anno. La conseguenza? Il ridimensionamento della rete scolastica, con la cancellazione di circa 600 istituti.
A dirlo è proprio la Legge di Bilancio che, già a partire dall'anno prossimo, prevede ci saranno 8,1 milione di bambini e ragazzi tra 3 e 18 anni in meno; nel 2034, invece, questa parte di popolazione ammonterà a soli 6,7 milioni e il calo demografico interesserà l'Italia intera.
Se calano gli studenti, cala anche il numero del personale scolastico necessario: circa 60mila unità, insieme al numero di presidi e Dsga che verrà praticamente dimezzato. Si passerà dai 6.490 del 2024-2025 fino ai 3.144 del 2031-2032, cioè 3.346 dirigenti scolastici in meno. In sostanza, nel 2032, 1 preside su 2 sarà già andato in pensione.
Il risparmio ammonterebbe a 470 milioni di euro e la manovra prevede un nuovo coefficiente da tenere in considerazione per la formazione delle scuole autonome: il numero di alunni che consente alla scuola di avere un preside verrà calcolato tramite un apposito algoritmo che terrà conto di alcuni parametri come, appunto, gli alunni iscritti, un coefficiente compreso tra 900 e 1000 e una correzione relativa alla densità demografica per kmq.
Tutto cambia per le scuole private
Se le scuole pubbliche subiranno tagli e riduzioni, lo stesso non si può di certo dire per le scuole private che, al contrario, riceveranno un finanziamento di circa 70 milioni di euro nonostante coprano appena il 10% dell'offerta formativa.
Quindi si presta grande attenzione alle istituzioni private ma, come sottolinea Flc,non si fa alcun riferimento all'ampliamento del tempo scuola: il tempo pieno alla primaria, il tempo prolungato alla secondaria di primo grado, i laboratori della secondaria di secondo grado. E ancora, non si accenna al rafforzamento del personale ATA o all'incremento di figure per gli studenti con disabilità certificata. Infine,silenzio assoluto sulle risorse del nuovo contratto 2022/24.