"Stiamo facendo una corsa contro il tempo per la legge di bilancio. I tempi sono molto ristretti e da venerdì passiamo a parlare di economia, e spero anche di energia con alcuni primi provvedimenti. E poi ci saranno le deleghe ai ministeri". Queste le parole del nuovo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in merito alla Legge di Bilancio 2023 che, a quanto pare, ha fondi pari a 0.
Secondo quanto dichiarato dalla Premier, i pochi soldi disponibili verranno impiegati per coprire il taglio delle bollette delle famiglie in difficoltà e per evitare che, sulla questione pensioni, torni in vigore la temutissima Legge Fornero.
In poche parole, alla scuola non rimarrà assolutamente niente.
Legge di Bilancio: come verranno utilizzati i fondi
Quanto detto finora non dovrebbe destare alcuno stupore, anzi: già in campagna elettorale, il centrodestra aveva chiaramente detto che, una volta salito al potere, si sarebbe concentrato sul tema dell'energia (fin troppo scottante, al momento, per passare in secondo piano) cercando di investire il 75% delle risorse previste dalla manovra in tal senso.
Alle misure non energetiche, di conseguenza, rimarrà circa 1/4 dei fondi disponibili, molti dei quali verranno destinati alle pensioni per evitare un ritorno alla Legge Fornero. Potrebbero essere previsti, inoltre, diversi incentivi (erogati sotto forma di sconti dei contributi a carico dei lavoratori) per incentivare la permanenza sul posto di lavoro per gli over 63.
Infine, approvata la Legge di Bilancio, si potrà passare alla Flat Tax per gli autonomi e a tutte le correzioni del reddito di cittadinanza.
Legge di Bilancio e scuola: come finirà?
Le prospettive attuali non contemplano minimamente la scuola all'interno della Legge di Bilancio. Ovviamente, il primo pensiero è rivolto al rinnovo contrattuale che, in uno scenario del genere, rischia di diventare ancora più problematico: i sindacati, infatti,speravano di poter ottenere qualche risorsa in più per il contratto scaduto, ma a quanto pare non sarà possibile.
Nel frattempo, si attende una risposta riguardo i circa 340 milioni extra provenienti dal MOF: nel corso del rinnovo del CCNI del salario accessorio, infatti, era stato concordato che una parte della cifra prevista venisse destinata proprio alla scuola.
Il 18 ottobre, per la precisione, il Presidente dell'ARAN ha sottolineato che questi fondi stessero completando il proprio iter e si trovassero al MEF. In questa prospettiva, le organizzazioni sindacali dovranno tenere conto del fatto che quelle risorse aggiuntive quasi sicuramente non saranno disponibili e, di conseguenza, non si potrà ottenere qualcosa in più per il prossimo contratto.
Una prima risposta si potrebbe ottenere giovedì 3 novembre, giorno in cui si terrà l'incontro tra il nuovo Ministro dell 'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e i sindacati della scuola e durante il quale si dovrà necessariamente discutere di rinnovo contrattuale e aumento degli stipendi.
Gli oltre 300 milioni del MOF, infatti, non incideranno granché sulle buste paga e le cifre complessive saranno ben lontane da quelle desiderate dai sindacati. In linea di massima, i docenti potrebbero ricevere circa 15-20 euro in più.