Con il picco dei contagi dovuti alla variante Omicron che si avvicina, sono circa il 20% del totale le classi in quarantena o in didattica digitale integrata. Al netto delle polemiche sulla parzialità dei dati forniti dal Ministro Bianchi, in questi giorni c'è anche un'altra questione che ha portato a nuove polemiche.
La nota interministeriale n. 11 dell'8 gennaio 2022, infatti, stabilisce un nuovo protocollo per la quarantena della classi scolastiche. La voce più critica è quella dell'ANCODIS, l'associazione che riunisce i collaboratori dei dirigenti scolastici, che affida a un comunicato stampa i suoi dubbi in merito.
Nuove regole per la quarantena: protocolli paradossali e tensioni continue
Come spiega ANCODIS, dietro le nuove modalità di gestione dei positivi a scuola c'è la volontà di distinguere le azioni sulla base delle età degli alunni e del ciclo di vaccinazione. Tuttavia, fra gli obiettivi del protocollo e la sua applicazione c'è una differenza non trascurabile.
Se, quindi, nella scuola dell'infanzia i presidi e i referenti covid possono disporre la quarantena di una classe anche con un positivo riscontrato, nei gradi superiori le regole cambiano. Ma non solo: si fanno via via più complesse e confusionarie.
Il paradosso - continua ANCODIS - diventa esplicito già nella scuola primaria, dove:
- riscontrato un positivo, si effettuano un tampone a T0 e uno a T5 (cinque giorni dopo);
- non si elimina l'incertezza che un alunno possa contagiarsi nell'attesa del secondo tampone, o che ci siano falsi negativi in classe;
- la mensa prevede una distanza di almeno 2 metri, senza che spesso vi siano spazi sufficienti.
Nella scuola secondaria, invece, le casistiche si distinguono in base a:
- numero di contagiati, che sia soltanto uno, due oppure da tre in poi;
- obbligo di utilizzare le mascherine FFP2, nel caso ci sia un solo contagiato, che tuttavia non sono ancora accessibili a tutti o gratuite;
- distinzione di trattamento in base all'avvenuta vaccinazione degli studenti.
Quest'ultimo punto si lega poi anche alla questione della privacy. L'istituzione scolastica non può infatti chiedere direttamente o indirettamente lo stato vaccinale dei suoi studenti.
Per finire, le indicazioni del Ministero generano tensioni anche perché spesso si scontrano con le interpretazioni dei genitori.
Scuola messa a dura prova: serve maggiore chiarezza e semplificazione, tuona l'ANCODIS
Come si vede, la richiesta di semplificare i protocolli per il contrasto alla pandemia non è gratuita o arbitraria. Il comunicato stampa di ANCODIS rende ancora più chiaro questo punto:
"Ci rendiamo conto cosa determina tutto questo per gli operatori scolastici e per una famiglia con figli in più ordini di scuola? Il delirio gestionale e comunicativo e, spesso, anche la rabbia nei confronti di chi impartisce le indicazioni per alunni e personale! Si rischia un blackout nella serena gestione dei tanti casi che continuano ad emergere soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione scolastica."Il sistema scolastico è riuscito a resistere - anche grazie alla didattica a distanza ma soprattutto grazie al suo personale - per il 2020 e per tutto il 2021. Ciò non vuol dire che non sia messo a dura prova anche adesso, dove le misure di contrasto al contagio finiscono per generare paradossi e confusione.
Il rischio non è quindi soltanto quello di un'impennata dei contagi, ma anche di arrivare al blackout nella comunicazione con le famiglie. E se si pensa che l'obiettivo delle misure del Ministero è rendere la scuola un luogo più sicuro, il pericolo è di andare invece nella direzione contraria.