Novità riguardo l'approvazione del nuovo sistema di reclutamento progettato dall'ex ministro Patrizio Bianchi durante il governo Draghi. Dopo le trattative con Bruxelles sembra sbloccarsi l'iter di approvazione del Dcpm previsto dal decreto 36 del 2022 convertito in legge 79 del 2022, la cui emanazione era prevista entro il 31 luglio del 2022.
Circa 10 mesi di ritardo dunque per il cosiddetto "Dpcm 60 Cfu" che verrà approvato a breve. Il provvedimento porterà importanti cambiamenti nella procedura di abilitazione e reclutamento dei docenti delle scuole italiane. Vediamo di seguito quali sono le novità prospettate.
Cosa prevede il Dpcm 60 Cfu. Come cambia il procedimento per diventare insegnante
Il Dpcm 60 Cfu è il decreto del presidente del Consiglio che andrà a stabilire quale sarà la formazione universitaria necessaria per diventare un docente scolastico in Italia. Come si evince già dal nome, i requisiti richiesti saranno il possesso di una laurea coerente con la classe di concorso scelta più 60 crediti formativi universitari.
Di questi 60 Cfu, almenodieci dovranno essere afferenti all'area pedagogica e non meno diventi dovranno essere invece tramite attività di tirocinio diretto o indiretto. All'interno del Dpcm si trovano anche:
- Le linee guida per il vedersi riconosciuti altri crediti conseguiti durante il percorso di studio;
- Il riconoscimento dei vecchi 24 Cfu abilitanti;
- I costi di iscrizione al percorso universitario;
- La percentuale di presenza alle attività formative da rispettare per avere regolare accesso alla prova finale;
- Le modalità di svolgimento della prova che conclude il percorso universitario, la quale comprenderà una prova scritta e una lezione simulata;
Il percorso universitario abilitante sarà riservato agli aspiranti docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado che hanno conseguito una laurea magistrale o magistrale a ciclo unico, diploma dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica di II livello, o un titolo equipollente o equiparato. Il titolo conseguito non costituisce titolo di idoneità e non conferisce alcun diritto relativo al reclutamento al di fuori delle future procedure di concorso.
Anche il superamento dei percorsi di specializzazione delle attività per il sostegno didattico è un titolo valido per la partecipazione, purché il candidato sia comunque in possesso del titolo di studio richiesto dalla classe di concorso.
Possibile l'inclusione, in un prossimo decreto Scuola, della possibilità di svolgere metà dei 60 crediti previsti in modalità telematica, così da alleggerire il carico di lavoro degli aspiranti docenti e velocizzare il loro percorso.
Nuovo Dpcm 60 Cfu. Quali sono gli aspiranti docenti interessati
Il nuovo sistema di reclutamento basato sul possesso della laurea e dei 60 cfu interesserà innanzitutto 70mila aspiranti docenti. Il Dl 36, di prossima pubblicazione, bandirà un concorso riservato a 30-35mila aspiranti docenti tra i precari storici (insegnanti con tre anni di servizio negli ultimi cinque, di cui almeno uno nella classe di concorso o nella tipologia di posto per la quale si concorre) o i docenti già in possesso dei 24 cfu, richiesti dal vecchio sistema di abilitazione.
Per queste due categorie è prevista un'integrazione post-concorsuale: i primi dovranno infatti conseguire 30 Cfu e svolgere la prova abilitativa; i secondi dovranno invece conseguire 36 Cfu per arrivare ai 60 complessivi.
Concorso 2024 per neolaureati
Contestualmente, il Governo prevede di bandire nel corso del 2024 un concorso pensato secondo la nuova procedura per fare entrare in ruolo i giovani neolaureati. Una mossa per ringiovanire l'età media del corpo docenti, attualmente di 51 anni. Sarebbero 35mila i futuri professori interessati, che sommati ai 35mila precedentemente detti, porterebbero a 70mila il numero complessivo di nuovi docenti assunti in due anni.