È possibile affermare che la scuola media sia l'anello debole del sistema scolastico italiano? La questione è sempre molto dibattuta e sono tanti i pareri autorevoli a riguardo. Sono infatti evidenti le criticità che affliggono la scuola secondaria di primo grado.
È in ogni caso fuor di dubbio che la scuola media, anello debole o meno, necessiti di riforme e nuovi finanziamenti. Già l'ex ministro Bianchi ad esempio aveva parlato dell'esigenza di cambiare l'assetto di questo ciclo di studi.
Scuola media anello debole: quali sono le criticità della scuola secondaria di primo grado
Proprio Patrizio Bianchi, durante il suo periodo da ministro dell'Istruzione, aveva definito la scuola media "Né carne né pesce". Il suo obiettivo era dunque quello di riformarla, superando la rigida divisione disciplinare e proiettando maggiormente il metodo di lavoro della scuola primaria. Le criticità della scuola media erano state riconosciute anche da Lucia Azzolina. L'ex ministra dell'Istruzione pentastellata auspicava un'estensione della scuola secondaria di primo grado di due anni, così da arrivare all'assolvimento dell'obbligo scolastico, posticipando la scelta della scuola secondaria di secondo grado.
Questo avrebbe garantito, almeno nelle intenzioni di Azzolina, una riduzione della dispersione scolastica e una maggiore consapevolezza nella scelta del proprio percorso di studi, così da garantire anche una migliore transizione verso il mondo del lavoro. Va inoltre considerato che, al di là di qualsiasi riforma, la scuola media rappresenta per gli alunni un momento molto delicato, in quanto coincide con un'età di passaggio. È dunque fondamentale che anche i docenti siano attenti, e maggiormente formati, per gestire gli aspetti cruciali dello sviluppo dei propri alunni.
Cristina Costarelli di ANP: "Bisogna riformare i cicli scolastici"
Un parere autorevole sulla questione arriva da Cristina Costarelli, presidente di ANP Lazio e dirigente del Liceo "Newton"di Roma. Secondo Costarelli la scuola media condivide l'impostazione delle superiori senza però tenere conto della fase di sviluppo cognitivo degli alunni. La differenza di età dovrebbe essere maggiormente tenuta in considerazione. Un'idea? Eliminare la rigida divisione delle discipline e passare a una didattica per ambiti disciplinari per la quale servono però docenti con una formazione più ampia.
Costarelli ha anche detto che potrebbe essere opportuno eliminare del tutto la scuola media. Un'idea che può apparire provocatoria ma che in realtà offrirebbe un pregio fondamentale. La scuola sarebbe infatti articolata in un primo ciclo per i ragazzi fino ai 13-14 anni che passerebbero poi a una scuola secondaria con un'ampia parte modulare a scelta degli studenti. Questo garantirebbe, almeno in teoria, una migliore transizione tra scuola e mondo del lavoro.
La riforma dei cicli scolastici non è dopotutto un discorso saltato fuori di recente. Già Luigi Berlinguer ne parlava, ma chiaramente i tempi sono diversi. Ciò che è certo è che una riforma strutturata e organica dei cicli scolastici richiede tempo e un'accurata preparazione.
Sarebbe infatti fondamentale non ledere i diritti dei docenti e garantir loro un'adeguata formazione: i docenti delle medie dovrebbero infatti progressivamente entrare nella nuova secondaria, mentre quelli della primaria dovrebbero specializzarsi per seguire gli alunni fino ai 13-14 anni di età.
La riforma dell'orientamento di Giuseppe Valditara
L'attuale ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha dimostrato di avere molto a cuore la questione. La sua riforma dell'orientamento, ereditata da Bianchi e progettata con i fondi del Pnrr, mira infatti ad aumentare la consapevolezza degli studenti riguardo il loro futuro scolastico e professionale.
In attesa di un'eventuale progetto di riforma dei cicli scolastici, la riforma dell'orientamento di Valditara può dunque andare a compensare, almeno in parte, la debolezza strutturale della scuola media che appare ormai inadeguata a formare in maniera adeguata i giovani studenti italiani.