Sono costretti a ricercare nuovi metodi per coprire i posti attualmente ancora vaganti i dirigenti scolastici di innumerevoli istituti della nostra Penisola - specie quelli settentrionali - dal momento che, a due mesi dall'inizio della scuola, ancora non si riescono a coprire tutte le cattedre.
Il pronostico di Bianchi: un errore di valutazione?
La scorsa estate il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi si era espresso in toni decisamente ottimistici sull'inizio del nuovo anno scolastico dichiarando una frase poi divenuta popolare tra i molti docenti non ancora stabilizzati: "Dal 1 settembre tutti a scuola", lasciando ad intendere un miglioramento notevole delle condizioni della situazione scolastica generale e, nella fattispecie, dei docenti precari.
Ad oggi però, le cose non stanno ancora esattamente nei termini che si erano preannunciati: moltissime le cattedre scoperte soprattutto nelle regioni del Nord Italia e una situazione che, anziché migliorare, pare complicarsi sempre più. Il Sindacato ANIEF - Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori - mette infatti criticamente in luce il dato secondo cui, dopo un primo intervento da parte degli Uffici Scolastici di pertinenza, la "questione spinosa" sia passata direttamente nelle mani dei presidi ed ora tocca a loro l'ingrato compito di "sbrogliare il bandolo della matassa"
Sì perché, commenta qualche dirigente: "Ci sono docenti che non si presentano oppure arrivano, prendono servizio e il giorno dopo spariscono". Un altro preside, ancora, ha a che dire sui "ripescaggi" dichiarando: "Il primo nominato era in aspettativa, ne abbiamo trovato un altro ma è stato ripescato su un'altra scuola". L'astuzia di qualche dirigente è allora stata quella di inventarsi stratagemmi volti a riempire i buchi dati dalle cattedre scoperte: molti stanno paventando di reclutare docenti in pensione o volontari ricorrendo al fondo del Piano Estate. Tuttavia, oltre che ad essere un provvedimento sprovvisto di autorizzazione, e dunque dalla nulla validità giuridica, sarebbe soltanto un mero palliativo.
L'errore del sistema di reclutamento
Il nocciolo del problema pare dunque essenzialmente risiedere nell'attuale sistema di reclutamento del personale docente italiano: da quest'anno, com'è noto, attuabile anche per mezzo dell'algoritmo. Secondo Marcello Pacifico - presidente di Anief - non vi sarebbe assolutamente nulla di nuovo sul fronte Istruzione: l'errore, a suo dire, sarebbe stato quello di non aver consentito un doppio canale di reclutamento, ma di aver anzi imposto limiti alle graduatorie di istituto per le immissioni in ruolo e poi anche alle GPS. È così facendo che si sono persi circa 100mila docenti utili invece a ricoprire incarichi sulle cattedre ora vacanti.