La proposta di stipendi differenziati su base regionale avanzata dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara fa discutere da ieri. Nonostante il ministro abbia smentito l'intenzione di toccare gli stipendi, il dibattito continua.
A rincarare la dose è il confronto impietoso tra il salario degli insegnanti italiani e quello dei colleghi europei. L'Italia offre infatti ai suoi docenti uno stipendio assolutamente inadeguato rispetto a quello di altri paesi, come ad esempio la Germania.
Stipendi differenziati su base regionale: continua la protesta dei sindacati
I Sindacati continuano a pronunciarsi contro l'idea di differenziare gli stipendi dei docenti su base regionale. Il ritorno ai salari legati al costo della vita, che tanto ricorda le gabbie salariali, non è infatti piaciuto agli esponenti delle maggiori organizzazioni sindacali.
Il segretario generale di Cgil, Maurizio Landini, ha infatti parlato di provvedimento anacronistico, che farebbe fare al paese un passo indietro di cinquant'anni. Una vera follia, continua Landini, che non risolve il reale problema: l'esigenza di trovare risorse per valorizzare i docenti, aumentando il loro stipendio.
Francesco Sinopoli di Flc Cgil rincara la dose, criticando la possibile apertura della scuola ai privati. Mentre secondo Valditara questo sarebbe un modo per immettere nella scuola nuovi fondi - utili proprio a fornire il bonus salariale ad alcuni docenti - per Sinopoli è piuttosto un'intromissione inaccettabile in una materia che nei paesi civili è assoluta pertinenza dello Stato.
A Sinopoli fa eco Marcello Pacifico di Anief, che riconosce l'urgente necessità di ulteriori risorse e investimenti sulla scuola, ma sottolinea anche lui come questi debbano arrivare dal Governo, la cui responsabilità è quella di, quantomeno, allineare gli stipendi all'inflazione.
Vanno pensate altre soluzioni anche per sostenere i docenti che si trovano a lavorare lontani dal proprio domicilio, come ad esempio delle indennità specifiche per sostenere la trasferta.
L'opposizione contro i salari differenziati
Dopo l'iniziale reazione del Movimento 5 Stelle, anche le altre forze politiche dell'opposizione si sono pronunciate contro la proposta di salari differenziati del ministro Valditara.
Il PD ha parlato di "Visione antimeridionalista, accanimento contro il Sud e spirito divisivo e pericoloso". La deputata Elly Schlein in particolare, ha così tuonato alla trasmissione "L'aria che tira" in onda su La 7:
"Affermazioni inaccettabili da parte del ministro Valditara. Mi sembra che facciano il paio con le proposte sull'autonomia di Calderoli. Una destra che vuole dividere il Paese e aumentare le diseguaglianze. Così si rischia la desertificazione di aree in cui bisognerebbe tornare a investire sulla scuola"Anche per Simona Malpezzi, presidente dei senatori PD, gli stipendi differenziati non sarebbero una soluzione. Il provvedimento andrebbe infatti a creare una spaccatura, tra docenti di serie A e di serie B.
Diretto come al solito Carlo Calenda, che definisce le parole del ministro Valditara "Un cumulo di sciocchezze". Secondo Calenda, se proprio si dovessero differenziare gli stipendi su base territoriale, dovrebbero essere gli insegnanti dei contesti più difficili a guadagnare di più.
Ovviamente è indubbio che tra guadagnare 1.300 euro a Milano e guadagnarli in una città dove il costo della vita è inferiore esiste una grande differenza - continua il leader di Azione - ma la priorità dev'essere un intervento in quelle zone di Italia dove il basso livello culturale e di istruzione condanna gli studenti all'infelicità e alla disoccupazione.
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana invoca una risposta unitaria dei partiti di sinistra a una deriva sempre più pericolosa della destra al governo, mentre secondo Angelo Bonelli dei Verdi, quella di Valditara è a tutti gli effetti una "Proposta razzista e discriminatoria".
Gli stipendi dei docenti italiani sono troppo bassi rispetto alla media europea
Il problema sta comunque alla base. Al di là di qualsiasi differenziazione salariale su base regionale, gli insegnanti italiani guadagnano troppo poco, sia rispetto ai colleghi europei che rispetto alla media dei dipendenti delle PA. Secondo i dati di Eurydice, un docente della scuola dell'infanzia e primaria guadagna in media 29.490 euro l'anno: in Portogallo si arriva a 30.881 euro lordi l'anno, mentre in Danimarca 65.227 euro.
Non va meglio alla secondaria, dove in Italia si arriva ad un guadagno lordo di 33.811 euro, mentre i colleghi francesi si attestano sui 45.505 euro annuali e i tedeschi addirittura a più del doppio: ben 73.557 euro lordi all'anno. Scarsa anche la progressione di carriera. In Italia a fine carriera si guadagna il 48,7% in più che all'inizio. Più della Germania dove l'aumento è del 30,5% (ma in Germania si guadagna di più sin dall'inizio), ma assolutamente meno della Francia, dove si arriva a una crescita del 71,6%.
Numeri impietosi, che non lasciano spazio a interpretazioni: indipendentemente da qualsiasi misura su scala regionale, bisogna trovare quanto prima un modo per adeguare la retribuzione dei docenti alla media europea,così da valorizzare davvero, con i fatti, la professione dell'insegnante.
Il fatto che Valditara abbia aperto, almeno a parole, all'ingresso dei privati nella scuola pubblica, non lascia tuttavia ben sperare. La sensazione è infatti che la strada degli incrementi stipendiali sarà lunga e che per il ritrovamento delle risorse necessarie, bisognerà ancora aspettare.