Sono circa 70mila in Italia i docenti che richiedono a gran voce di avere diritto alla mobilità poiché bloccati dal risaputo vincolo triennale di mobilità. Dopo le mobilitazioni di proteste tenutesi a Napoli e a Roma, ora tocca anche a Milano.
La protesta e le richieste dei docenti neoimmessi
Le proteste messe in atto da molti docenti tramite il "Comitato Nazionale Docenti Vincolati", sotto l'attuale sede della Regione Lombardia, mirano ad ottenere il diritto alla mobilità, vincolata, allo stato attuale, a tre anni dal momento dell'immissione in ruolo.
I docenti, esausti, si dicono increduli dinnanzi al divieto di mobilità e rivendicano la loro possibilità a poter lavorare nei propri "comuni di residenza o limitrofi raggiungibili all'interno della regione nella quale si è sostenuto il concorso o si è scelta la provincia per la graduatoria Gae o da quest'anno da GPS di prima fascia" - commenta qualcuno di loro.
Molti i disagi arrecati ai docenti che, prima di esser tali, sono persone, figli, fratelli, in tanti casi genitori costretti a lasciare a casa i propri figli ed affidarli alle cure di terzi, oppure stare a casa loro stessi e rinunciare così all'assegnazione. Ulteriori disagi stanno poi nella distanza delle sedi lavorative rispetto alla località di domicilio o residenza; nelle spese economiche da sostenersi per gli spostamenti, spesso non proprio irrisorie; nei sacrifici del pendolarismo e molto altro ancora.
Sacrifici che sarebbero pur sopportabili se fossero transitori, ma di transitorietà il fatto ha ben poco perché si tratta di un limite temporale imposto a tre anni almeno. Ed è proprio contro tale vincolo che si muove la protesta di milioni di insegnanti italiani costretti a "fare le valigie" o rinunciare. Protesta che prosegue sotto la forma di mobilitazioni varie, manifestazioni, scioperi, missive al governo.