Il 9 novembre l'amministrazione ha fornito alle organizzazioni sindacali i numeri definitivi delle immissioni in ruolo del personale docente. Dopo averne preso visione, Uil Scuola si è espressa così: "Un fallimento annunciato".
Perché le immissioni in ruolo si sono rivelate un fallimento
Alla luce dei fatti, ammontano a 67.597 i posti rimasti scoperti e senza un docente assunto con contratto a tempo indeterminato. Dal tabulato fornito dal Ministero, in merito all'anno scolastico 2021/22, risultavano 112.883 posti disponibili (85.590 comuni e 30.293 sostegno) autorizzati dal MEF così suddivisi:
- 45.286 contratti a tempo indeterminato destinati ai docenti assunti tramite concorso e graduatorie a esaurimento;
- 11.997 contratti a tempo determinato con scadenza al 31/08 destinati ai docenti della I fascia delle GPS, così come definito dal decreto sostegni bis.
Dato che, almeno al momento, non si sa quanti degli 11.997 contratti di supplenza si trasformeranno effettivamente in contratti a tempo indeterminato, risulta che su 112.883 posti autorizzati solo 45.286 sono stati realmente coperti con un contratto di ruolo.
La previsione di Uil Scuola
Quanto accaduto era già stato previsto da Uil Scuola che, da tempo, afferma che non sussistano condizioni adeguate a coprire tutti i posti vacanti. Di conseguenza, il precariato non solo aumenta, ma va a creare profonde falle nel sistema: se, da una parte, è evidente a chiunque la mancanza di docenti, dall'altra non sono state introdotte soluzioni adatte a risolvere il problema, anzi, si continuano a prendere scelte sbagliate.
Ad aggravare la situazione, poi, salta fuori la condizione dei contratti di supplenza per le GPS: per il secondo anno consecutivo, migliaia di precari non hanno ricevuto il contratto di supplenza (pur avendone diritto) per colpa di un algoritmo. Questo dimostra come il sistema sia ormai in totale corto circuito e non si dimostri in grado di sostituire le convocazioni in presenza.
Non solo: le GPS di I fascia non sono bastate, nonostante gli elenchi aggiuntivi, e questo meccanismo ha dato vita a un'evidente discriminazione tra i lavoratori: a parità di anni di servizio prestati, infatti, molti di loro sono stati esclusi dalla partecipazione.
Per non parlare, poi, della procedura di assunzione: partendo dal presupposto che, di norma, il contratto ha natura giuridica di tempo determinato e la valutazione per la conferma in ruolo e la trasformazione del contratto a tempo indeterminato è delegata a una commissione esterna si crea una combo di contraddizione:
- il primo non rispetta le direttive della Commissione Europea sui contratti reiterati a tempo determinato;
- il secondo si accanisce inutilmente verso una categoria di lavoratori che devono essere valutati da una commissione esterna pur non essendo mai entrati in contatto tra loro e nonostante la commissione di valutazione interna della scuola abbia già deliberato il superamento dell'anno di prova.
Cosa si sarebbe potuto fare
Probabilmente, una valida soluzione poteva consistere nell'aprire alla II fascia delle GPS considerando, quindi, anche gli insegnanti non abilitati ma con almeno 3 anni di servizio. Su questo i dati sono molto chiari: su circa 12mila docenti appartenenti alla I fascia, quasi il 95% è specializzato sul sostegno. Di conseguenza, consentire anche alla II fascia di partecipare avrebbe permesso di immettere più docenti anche su posto comune.
E gli aspetti negativi, purtroppo, non sono ancora finiti; basti pensare:
- ai numerosissimi docenti abilitati, ma esclusi, di Scienze della Formazione Primaria, ai quali è stato negato l'accesso agli elenchi aggiuntivi della I fascia;
- ai tantissimi insegnanti che, pur avendo superato il concorso STEM di questa estate, hanno subìto la stessa sorte.
L'unica richiesta portata avanti da Uil Scuola e accolta consiste nel riconoscimento dell'abilitazione per tutti quei docenti che, in occasione del concorso straordinario 2020, hanno superato la prova con un punteggio minimo di 56/80.
Il metodo dei concorsi non funziona più (?)
Per quanto illustrato finora, appare evidente come il sistema dei concorsi appaia ormai fallimentare, dato che non riesce a raggiungere l'obiettivo di un reclutamento organico e funzionale: persistono concorsi banditi ma mai partiti, ricorsi per prove suppletive, graduatorie bloccate dal Tar, posti sospesi in attesa di eventuali concorsi futuri.
Insomma, la situazione attuale si presenta come un mix di catastrofi che, se protratte a lungo, causeranno solo ulteriori problemi difficilmente risolvibili. L'ultimo concorso STEM, ad esempio. È stato aperto solo ad alcune classi di concorso, aumentando i cavilli burocratici in un momento storico che, invece, richiedeva snellimento e semplificazione. Uno dei punti fermi del decreto sostegni bis, che avrebbe dovuto coprire 6.129 posti per l'anno scolastico 2021/22, si è rivelato un vero e proprio disastro: prove difficili, modalità d'esame ambigue, tempi troppo brevi e un gran numero di rinunce.
Oltre al danno, la beffa: è stato annunciato un nuovo concorso STEM, forse riparatore del primo, con una riapertura dei termini per la presentazione delle domande.
La soluzione sta nel trovare una riforma seria
Secondo Uil Scuola, la soluzione risiede nell'attivazione, da parte del Ministero, di un confronto seguito da una riforma seria ed efficiente per il reclutamento di personale scolastico: un procedimento che tenda alla stabilizzazione, tramite concorsi per titoli e servizio, di tutti coloro che possiedono almeno 36 mesi di servizio con assunzione a tempo indeterminato e programmate sulla base di organici triennali e contratto a tempo determinato di analoga durata.
Solo così facendo, secondo Uil Scuola, si può garantire l'attenuazione del precariato, la continuità didattica e un sistema di reclutamento che non solo rispetti i tempi della scuola, ma garantisca un'equità territoriale tra domanda e offerta di lavoro e le capacità di ogni singolo docente.